Giudiziaria
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25/10/2019 12:16

Finti gay, attiravano i ragazzi per rapinarli

Emanuele Marino, nato a Comiso, 19 anni, poiché ha scelto il rito alternativo

di Redazione

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Finti gay, attiravano i ragazzi per rapinarli
Finti gay, attiravano i ragazzi per rapinarli

Vittoria – Più di sette anni di reclusione sono stati inflitti dal Gup di Ragusa, Andrea Reale, ai due giovani omofobi e violenti, arrestati nell’agosto 2018 dalla polizia perchè accusati di avere commesso una serie di rapine, estorsioni, lesioni gravi e atti di violenza privata.

Christian Gerratana, nato a Vittoria, 25 anni, è stato condannato a tre anni e otto mesi di carcere, il suo amico Gaetano Velardita, nato a Comiso, 24 anni, ha avuto una pena  di 3 anni e 6 mesi. Stralciata la posizione di Emanuele Marino, nato a Comiso, 19 anni: ha scelto il rito alternativo. Gli imputati erano aggravate dall’aver agito in luogo isolato, di botte, approfittando di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la privata difesa.

A fine giugno del 2018 una serie di rapine si sono verificate a Vittoria, precisamente alla cosiddetta “zona”, la zona industriale. La vittima si era recato nella zona industriale per incontrare un partner occasionale. Parcheggiava l’auto in attesa di conoscere qualcuno. Durante l’attesa si avvicinava uno degli autori fingendo di volere fare amicizia e dopo poco lo convinceva a spostarsi da quel luogo per cercare un posto isolato per rimanere a fare due chiacchiere. La vittima abboccava e insieme si allontanavano raggiungendo una zona distante poche centinaia di metri ma molto buia.

Non appena la vittima parcheggiava l’auto, il finto partner lo colpiva ripetutamente trascinandolo fuori dall’auto e minacciando di ammazzarlo di botte se non avesse consegnato tutti gli oggetti di valore e il denaro. L’autore del reato era stato prontamente raggiunto da due complici che picchiavano il malcapitato procurandogli lesioni gravi. Non paghi di quanto rapinato lo costringevano a recarsi in un vicino bancomat per prelevare altro denaro sotto la minaccia di continuare a picchiarlo. I malviventi durante la brutale rapina continuavano a insultare la vittima con gravi frasi omofobe: “pezzo di finocchio”, “gente come te mi fa salire il sangue alla testa”, “frocio”. Il reato di rapina fu consumato a Vittoria, mentre i prelievi coatti di denaro al bancomat, ovvero l’estorsione, erano stati effettuati ad Acate, luogo di residenza dei tre.