Cultura Noto

Sgarbi: a Noto racconto il cenacolo artistico di Scicli

900, il rinascimento siciliano

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 Noto - Un secolo di arte siciliana vuol dire, in larga misura, un secolo di arte italiana. La Sicilia nel Novecento sia in letteratura sia nelle arti figurative ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito in modo determinante a delineare l'identità prevalente della cultura italiana. Da Giovanni Gentile a Leonardo Sciascia, da Vitaliano Brancati a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da Federico De Roberto a Lucio Piccolo, da Gesualdo Bufalino a Manlio Sgalambro, con una intensità e una originalità di proposte che non hanno paragone.

Alla verifica delle arti figurative, che si propone ora nella mostra Novecento. Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Guccione, al Convitto delle arti a Noto, si riscontra un analogo risultato, con momenti altissimi di pittura civile e anche introspettiva, in un lungo percorso che si è tentato di delineare partendo dai maestri più antichi che si muovono ancora nella sensibilità liberty, come Aleardo Terzi e Totò Gregorietti, presenti con opere di insuperabile eleganza, che non si può esitare a definire europee. Equivalenti siciliani di Pierre Bonnard e di Erté. Più avanti di Pietro Canonica e di Giovanni Boldini, mostra di essere, nella ritrattistica, Giovanni Nicolini. Allo stesso modo declina il gusto déco lo scultore Tommaso Bertolino che si modella sulle invenzioni di Benvenuto Cellini e degli scultori dello studiolo di Francesco de' Medici.
Bertolino in scultura evoca persino Tamara de Lempicka. Maestro dei maestri, nella Sicilia del primo Novecento è Antonio Ugo, ultimo classico, non tocco dalla tentazione delle avanguardie, come se il tempo si fosse fermato. Gli autori siciliani attivi nei primi trent'anni del Novecento, sono, oggettivamente, classici e non temono il confronto con i più rinomati francesi, da Émile -Antoine Bourdelle ad Aristide Maillol. Declinano un linguaggio più moderno, in dialogo con Arturo Martini, Giovanni Barbera, Silvestre Cuffaro, Emilio Greco, Nino Franchina. Non sembrano esserne stati coinvolti invece artisti di schietto carattere espressionistico come Piera Lombardo, Alberto Bevilacqua, Leo Castro, Manlio Giarrizzo, Eustachio Catalano, Elisa Maria Boglino, tutti conservatori. A partire da Francesco Trombadori, pure incline a una rinnovata figurazione, tra vedutismo e Valori Plastici (alla quale non è estraneo neppure il notevole e dimenticatissimo Alfonso Amorelli), la pittura siciliana si pone la questione del linguaggio moderno nell?esperienza futurista di Pippo Rizzo e Giulio D'Anna, e in quella cubista (e picassiana) del primo Guttuso. Partirà di qui una ininterrotta sequenza di artisti di straordinario interesse, fino al variegato arcipelago dei più giovani con un'esuberante creatività molto spesso di primissimo livello.

E se almeno uno dei pittori siciliani, Renato Guttuso, è stato forse il più importante pittore di storia del Novecento, altrimenti dominato da maestri volti a una pittura lirica e intimistica, come Morandi, o mitica, come de Chirico, un altro, Piero Guccione, è il poeta più puro del nostro tempo. Guccione è come il guardiano del faro che presidia la civiltà,osservando l'ultimo orizzonte, misurando il suo e il nostro destino con l'infinità del mare. È il percorso opposto a quello di immersione sensoriale, nel paesaggio, nel cielo, nel mare, nell'azzurro, nel giallo della scuola di Scicli. Non la ragione, ma i sensi. In gran parte di questi pittori, a partire da Guccione, l'ispirazione è lirica, in una trasfigurazione, quando magica e quando spirituale, della natura.

Se il principale cenacolo di artisti ha la sua sede nella Sicilia più incontaminata, nell'area tra Scicli, Modica e Ragusa, non mancano testimonianze di esistenzialismo metropolitano nell'area, densa di contraddizioni di Palermo, a metà strada fra degrado urbano e memoria di una lussureggiante civiltà nella sua stremata decadenza. Dalla fine di un mondo, non diversamente che nel capolavoro di Tomasi di Lampedusa, crescono rigogliose nuove esperienze di diverso carattere ma di univoco segno, dalla frenesia jazzistica di Alessandro Bazan, alla natura selvaggia e tropicale di Fulvio Di Piazza, all'esistenzialismo sensuale, che si trasferisce dalle persone al paesaggio, di Francesco De Grandi, ai relitti di civiltà industriale esi biti da Andrea Di Marco. A questi documenti preziosi si alternano, nella produzione artistica siciliana, impegnative imprese, dense di pensiero e di spiritualità, pur nella fondamentale conservazione e illustrazione di tradizioni, di affermati fotografi. In particolare Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Giuseppe Leone, Luigi Nifosì, le cui opere sono presenti non in forma di «scatti solitari» di commovente e lirica verità nella salvaguardia di costumi, feste religiose, consuetudini, ma attraverso i loro libri fotografici talvolta accompagnati da testimonianze letterarie di Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino.

Poche regioni come la Sicilia hanno un'editoria di tale rilievo, maturata soprattutto a partire dagli anni Sessanta del secolo e le illuminazioni scenografiche da intuizioni storico-artistiche di Pietro Carriglio. Quest'ultimo infatti, da uomo di teatro si è fatto architetto. E, con ciò, interprete di una tradizione che passa attraverso le arti figurative. Perchè per lui architettura vuol dire pittura, in un forsennato, inconsueto, studio dell'arte italiana, come io non ho riscontrato neppure nei più dotti storici dell'arte. Tra i grandi pittori del Novecento, con esiti anche più universali di Guttuso (penso allo stupore di Robert Hughes davanti ai capolavori degli anni Trenta che anticipano sorprendentemente Lucian Freud), vi è certamente Fausto Pirandello. Ed è una misteriosa coincidenza che la sua ricerca si intersechi con le nuove indagini sull'uomo della psicoanalisi. Un posto a parte tocca all'esoterico e surrealista Casimiro Piccolo, fratello di Lucio, fotografo e pittore di fantasia e originalità, con lo spirito di un Topor o di un Escher. Emersi in occasione dell'estensione del Padiglione Italia della Biennale 2011 da Venezia a Catania e Siracusa, ritornano Franco Politano, Marcello Lo Giudice, Arrigo Musti, Carmelo Bongiorno, Daniele Alonge, Antonio Brancato, Tano Brancato, Calusca, Carmelo Nicosia, Dino Cunsolo, Enzo Rovella, Sandro Bracchitta, Ninni Sacco.

Innalzano al sacro, chiedendo ammirazione e destando meraviglia, in una esaltazione neobarocca, Vito Cipolla, maestro di antico mestiere e, soprattutto, il suo allievo Giuseppe Ducrot, attivi nel cantiere della rinata cattedrale di Noto. Uno spirito poetico, coltivato tra le mura domestiche ed esaltato fino al parossismo di superstizione, ironia e feticismo, è nelle belle opere di Elisa Nicolaci. Anomala e solitaria, in un'euforia del vuoto come reazione a un ritorno alla vita dopo una pausa mortale, è l'opera di Marco Urso, giovanissimo, inarrestabile, che dipinge i turbamenti della sua mente in una Sicilia intesa come non luogo, infiammato dal suo delirio, a Favara. Tante vite, tante esperienze a l centro del mondo in una isola fuori dal mondo.


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