Chiaramonte Gulfi - Più di un anno fa i fondatori di Ciaotrekking, Salvatore Marletta e Sylvana Myburg, incominciavano a sognare di raggiungere il Tetto del Africa: la vetta proposta era l'UHURU PEAK, a quota 5895 metri.
Organizzando il viaggio e valutando le proposte hanno avuto un incontro con amici scalatori del Brasile che conoscevano Teacher Lazaro, guida di montagna e direttore del Orfanotrofio del Kilimanjaro.
Ad avviso dei nostri protagonisti, l'idea migliore era scalare la montagna, proporre un safari e donare il 20% del ricavato all'orfanotrofio locale che ospita 79 bambini, e ha in carico 128 piccoli in totale.
"Così la nostra avventura si trasformò anche in un viaggio solidale e ci permise di condividere un ultimo giorno prima del rientro con il gruppo di bambini, un momento unico", raccontano Sylvana e Salvatore.
"I giorni della nostra esperienza sono trascorsi dopo l'atterraggio sul aeroporto locale nel seguente modo: cinque giorni di ascesa, con giorni di acclimatamento superati i 3900 metri. I giorni di acclimatamento consistono nel salire fino a una quota superiore e riscendere per dormire a quota inferiore.
Ogni sera si dorme in un campo base diverso, le distanze tra un campo base e l'altro sono di 5 o 6 ore di trekking, tranne il penultimo giorno che si cammina 2 ore e mezzo fino al campo base dal quale a mezzanotte si riparte per raggiungere il Summit, la ascesa verso il Summit è di 6-7 ore notturne con temperature che partono da -12 C e arrivano a -22 C.
Il Summit, Uhuru Peak, si raggiunge dopo esser arrivati a Stella Point, punto nel quale molti escursionisti si fermano per la stanchezza prodotta dalla mancanza di ossigeno.
Da Stella Point si intraprendono gli ultimi 40 minuti di ascesa sulla neve fino alla Vetta. Abbiamo seguito la Ruta Lemosho, che percorre per cinque giorni la ascesa e 2 la discesa.
I campi base lungo la Ruta scelta sono 5, ogni giorno si svolgono i riti di registrazione all'arrivo al campo la sistemazione nelle proprie tende, sistemando ciò che serve per l'indomani, cercando di riposare e dormire.
Bere l'acqua è fondamentale e anche nutrirsi adeguatamente. Tre litri di acqua al giorno sono fondamentali per avere una buona saturazione di ossigeno nel sangue.
Ogni sera, dopo cena, le nostre guide misuravano i nostri battiti cardiaci e la saturazione del ossigeno in sangue.
Il nostro gruppo si componeva di 4 donne e 7 uomini, provenienti di Ragusa, Avola, Scicli Castel di Iudica, e Bologna .
Nove di noi abbiamo raggiunto il Summit e due purtroppo hanno avuto problemi derivati dell'alta quota.
Ci hanno sostenuto 5 guide locali, 33 portatori per le nostre duffel bags, un cuoco e tre aiuto cuoco.
Queste persone ci hanno assistito e supportato trasformandosi in amici, quasi una famiglia.
Arrivati in cima ci hanno governato le emozioni abbiamo riso, pianto e ci siamo abbracciati, felici come bambini piccoli.
Durante la discesa, il giorno dopo del Millennial Camp, l'ultimo campo base prima di rientrare per il Gate di uscita del Parco del Kilimanjaro i nostri portatori e guide ci hanno dedicato delle canzoni e balli in onore alla montagna.
Alcune parole che abbiamo imparato e formano parte del vocabolario imprescindibile nei giorni trascorsi sono: Pole Pole (piano), Hakuna Matata (senza pensieri), Jambo Mambo (Ciao come stai?).
Il risultato raggiunto ci incoraggia a promuovere i viaggi con tipologia solidale che ci siamo proposti anche per il futuro pur di continuare a far crescere nel nostro piccolo l'opera del Orfanotrofio.
Vorremmo che si diffonda la notizia, e che le persone si incuriosiscano per unire lo sport alla solidarietà.
Noi proporremmo una serie di viaggi in collaborazione con Kwesa Tours, il nostro partner esclusivo in Tanzania, viaggi non solo per scalare, ma anche safari, e vacanze sul mare come ad esempio Zanzibar.
Vogliamo ringraziarvi la lettura della nostra esperienza, e auguriamo che possa servire di stimolo ad altri.