"Parlate direttamente con Dio"
di Redazione

Città del Vaticano – “Parlate direttamente con Dio”. Papa Francesco sdogana l’autoconfessione, al tempo del Coronavirus.
Nella messa di stamattina nella residenza di Santa Marta il Pontefice ha annunciato la possibilità per tutti i fedeli che, di questi tempi, necessitano una confessione ma non possono trovare un confessore per l’emergenza coronavirus che impone a tutti il divieto di uscire da casa, di ricorrere alle confessioni individuali, parlando direttamente con Dio. Una possibilità straordinaria contemplata nel Catechismo.
«Se non trovi un sacerdote parla con Dio direttamente, è tuo Padre, digli la verità, chiedigli persono con l’atto di dolore, promettigli che poi ti confesserai con un sacerdote e questo ti darà la grazia di Dio. Si può avere il perdono di Dio senza la presenza di un sacerdote in determinte circostanze. Fatelo, questo è il momento giusto e opportuno. Con un atto di dolore ben fatto l’anima diventerà bianca come la neve» ha detto.
E cita un cantante fascista
Infine ha ricordato un episodio della sua infanzia, «quando nelle famiglie italiane a Buenos Aires, 75 anni fa, si cantavano le canzoni di Carlo Buti, in particolare una che dice: torna da tuo padre, la ninna nanna ancora ti canterà (…) Questo mi porta alla figura del Padre del capitolo 15 di Luca, di quel padre che vive e vede il figlio da lontano, quel figlio che se ne è andato con il denaro sperperandolo, ma il padre lo vedeva e lo seguiva da lontano, lo aspettava. Torna da tuo Padre. La tenerezza di Dio ci parla in special modo nella Quaresima. E’ tempo di entrare in noi stessi e tornare al Padre. Il Dio della tenerezza ci guarirà delle ferite della vita e delle cose brutte che ognuno ha combinato. Ognuno ha le proprie. E’ ora di tornare all’abbraccio del Padre».
Singolare, la citazione di Carlo Buti tenendo conto che questo cantante divenne famoso nel 1935 per avere interpretato, per la prima volta, Faccetta nera, una canzone di propaganda fascista scritta da Renato Micheli e musicata da Mario Ruccione. Una interpretazione che rese celebre non solo la canzone, ma anche lo stesso Buti. A Buti è stata intitolata una strada nella capitale argentina, Buenos Aires, e una in quella uruguayana, Montevideo.
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