Milano - Domande al momento senza risposta. Il Cioronavirus avrà ripercussioni anche sui rischi di cancro? Il virus "a ritardato tutti i programmi di screening. Quelle attività che hanno come obiettivo di intercettare i tumori al loro inizio. Probabilmente, nei prossimi mesi, quando riprenderanno, ci troveremo di fronte a un numero più grande di casi avanzati, meno curabili e meno guaribili".
Lo spiega Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci allo Ieo, l'Istituto europeo di Oncologia a Milano e professore di Oncologia medica all'Università. "Il fatto di avere un tumore rappresenta un fattore di rischio che rende più grave l'infezione da COVID-19", spiega Curigliano citando gli studi realizzati sul tema e sottolineando la necessità, per il futuro, di un potenziamento della medicina territoriale, i family doctors, come li chiamano gli anglosassoni. I nostri medici di medicina generale. "Quelli che dovrebbero intercettare i segnali di malattia, inviare i pazienti allo specialista, ma poi riprenderseli in carico quando devono seguire le terapie".
L'esperto ha aggiunto: "Secondo lo studio Teravolt, pazienti con tumore polmonare e coronavirus hanno avuto un'elevata percentuale di mortalità: uno su tre è deceduto, anche perché il coronavirus ha come bersaglio principale i polmoni. Il fatto di avere tumori, anche di altri tipi, può avere condizionato l'accesso alle terapie, che sono state riservate a chi aveva più possibilità di sopravvivenza. La gestione di tutti gli altri tumori, secondo lo studio CCC2019, è, invece, dipesa da condizioni oggettive: è andata meglio dove il Covid ha colpito meno".