Il pianista di fama mondiale Keith Jarrett nel 2018 è stato colpito da un ictus e ha perso alcune funzionalità nei movimenti
di Redazione

Stati Uniti – Ha perso l’uso della mano sinistra. Keith Jarrett (Allentown, Pennsylvania, Stati Uniti, 1945) non riesce più a suonare il piano. «Non so cosa mi porterà il futuro. Quello che posso dire ora è che non sono un pianista», ha confessato al New York Times il leggendario artista del «Concerto di Colonia» che nel 2018 ha subito due ictus, uno di seguito all’altro.
Un ictus alla fine di febbraio 2018, seguito da un altro a maggio. «Sono rimasto paralizzato. Il mio lato sinistro è ancora parzialmente paralizzato. Posso camminare con il bastone, ma c’è voluto oltre un anno». Ci sono voluti lunghi mesi di riabilitazione in una clinica. Dopo il rientro a casa lo scorso maggio, in piena pandemia e nei giorni del suo 75esimo compleanno, Jarrett si è riaccostato al pianoforte suonando contrappunti con la mano destra: «Fingevo di essere Bach con una mano sola». Nel 1975 il suo «Concerto di Colonia» da solista divenne l’album jazz più venduto della storia: un trionfo contro le avversità, tra stanchezza, dolore fisico e la frustrazione per dover suonare su un pianoforte inferiore al prediletto Steinway.
Cresciuto ad Allentown, in Pennsylvania, Keith Jarrett è stato un enfant prodige. La leggenda racconta che aveva 3 anni quando una zia gli indicò un ruscello e gli disse di trasformare il suo gorgoglio in musica: la sua prima improvvisazione al pianoforte.
Non è un tipo facile Jarrett. Tutt’altro. Basta un colpo di tosse per fargli interrompere una esibizione. Una sera d’estate, era il 23 giugno 1988, al Teatro della Verdura di Palermo, ha chiuso all’improvviso il coperchio del pianoforte e se n’è andato. Uno spettatore aveva fischiato. Da quella sera palermitana l’elenco delle sue precondizioni fa sudare freddo i direttori delle sale da concerto. Vietata la presenza dei fotografi, sia al concerto sia alle prove, «perché Keith non vuole essere distratto dagli scatti, e nemmeno dai giornalisti». Gli aneddoti sulle sue nevrosi si sprecano. Una volta a New York, innervosito per la poca attenzione di un paio di spettatori, li apostrofò così: «Vi comunico che non state assistendo a un concerto, ma a un evento». C’è chi dice siano le bizze di un artista viziato. Lui dice: «Io rischio. Dunque, se non è tutto perfetto, se non riesco a concentrarmi, non suono».
«Se non è tutto perfetto»… E come potrebbe essere adesso perfetto un concerto di Keith Jarrett se non ha più la possibilità di usare la mano sinistra? Sarà difficile poterlo vedere nuovamente far l’amore con il piano su un palco.
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