La diffusione del Coronavirus può diventare superdiffusione in particolari contesti, come nei cori, nei grandi magazzini e negli eventi religiosi, dove le persone hanno più contatti ravvicinati in un breve arco di tempo. Ecco svelato il motore che moltiplica il Covid. Esistono poi dei contesti in cui la trasmissione può essere amplificata se più infezioni avvengono una dopo l'altra in rapida successione, come si è già visto nelle chiese e nelle scuole.
L'amplificazione dei contagi, sommata all'azione dei superdiffusori, potrebbe spiegare perché il 10% dei positivi al virus SarsCoV2 è responsabile dell'80% dei contagi. È il cosiddetto fenomeno della "sovradispersione", già osservato in altre malattie come influenza e morbillo, per cui la maggior parte degli infetti non trasmette il virus in maniera importante, per cui bisogna arrivare a un buon numero di casi perché l'epidemia possa esplodere in maniera evidente.
In casa la maggior parte dei contagi
I ricercatori sottolineano come la gran parte dei contagi avvenga in casa: i conviventi hanno un rischio sei volte maggiore di essere infettati rispetto agli altri contatti stretti. I più esposti sono i coniugi dei malati e gli anziani che vivono in famiglia con persone più giovani. Il rischio è alto anche negli ospedali, nelle case di cura, nei dormitori e nelle carceri, dove i contatti sono ripetuti e stretti, in genere tra persone di età più avanzata.
Come si propaga il contagio da Coronavirus
Il "motore" che muove la pandemia di Covid-19 è fatto di numerosi pezzi e meccanismi: convivenza sotto lo stesso tetto, attività di gruppo, ambienti affollati, ma anche asintomatici sfuggenti, superdiffusori e contesti che amplificano i contagi. Ad analizzarli uno per uno sono gli esperti della Johns Hopkins University di Baltimora, in un articolo pubblicato su Science. Incontri in spazi affollati e chiusi e le attività svolte come il canto e l’attività fisica hanno facilitato la diffusione del contagio. Mattatoi, carceri, case di riposo e feste i luoghi più a rischio.
Il più grande evento superspreading del mondo, a Milano
Eventi di supercontagio in tutto il mondo hanno creato focolai di infezione da coronavirus che si sono diffusi a macchia d’olio, tanto da rendere spesso quasi impossibile un tracciamento completo. I focolai più grandi in genere si verificano in ospedali o case di riposo e le cronache hanno raccontato storie da tutto il mondo. Ma anche cerimonie religiose come matrimoni e funerali, riunioni di lavoro, ristoranti, palestre, aziende agricole, macelli, call center, feste, collegi, carceri sono stati «superspreading events» in tutto globo.
Quasi tutti i contatti si sono svolti al chiuso dove la mancanza di un importante ricambio d’aria, la vicinanza delle persone (spesso senza mascherina), il contatto prolungato hanno facilitato la diffusione del virus.
Eppure il più grande «evento superspreading» conosciuto si è svolto all’aperto. Si tratta della partita di Champions League del 19 febbraio scorso quando allo stadio di San Siro a Milano l’Atalanta ha ospitato il Valencia. L’evento è stato battezzato «game zero» perché il match si è svolto appena due giorni prima della conferma in Italia (e al di fuori della Cina) del primo caso positivo di Covid-19 . Quella partita è stata definita dal responsabile della Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo una «bomba biologica». Nessuno sapeva che il virus avesse varcato i confini cinesi. È molto probabile che 40 mila bergamaschi sugli spalti di San Siro, tutti insieme, si siano contagiati tra di loro. E anche chi si è riunito a casa o al bar per vedere la partita ha fatto lo stesso. Allo stadio erano presenti anche 2.500 tifosi del Valencia: poche settimane dopo il 35% della squadra spagnola è risultata positiva al nuovo coronavirus. A quella partita sono state collegate 7.000 infezioni.