Una scelta forzata dalla necessità di mantenere Malattie Infettive e Rianimazione insieme
di Gabriele Giannone


Ragusa – Ospedali, si cambia ancora. Il Giovanni Paolo II diventa Covid.
L’annuncio è del Direttore Generale del’Asp Angelo Aliquò che, per ottimizzare al meglio le poche risorse umane a disposizione, è costretto a cambiare rotta, abbandonando la scelta fatta qualche mese prima di destinare il vecchio ospedale Maria Paterno Arezzo come presidio per malati da Coronavirus. Ospedale che era stato destinatario di un finanziamento di sette milioni di euro della Regione per il suo adeguamento allo scopo. Dopo il “Maggiore” di Modica, nella fase della prima ondata di contagi della scorsa primavera, e l’Ompa di Ragusa, adesso sarà il Giovanni Paolo II il nuovo riferimento dei malati Covid.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Aliquò ha ammesso come l’elevato numero dei contagi in provincia e l’andamento epidemilogico abbiano giocoforza indotto a compiere tale scelta.
A breve, tutti i malati destinati al reparto di Malattie infettive o che necessitano della Rianimazione saranno concentrati al Giovanni Paolo II, pur mantenendo l’Asp quelle zone cosiddette “grigie” o cuscinetto negli ospedali di Modica e Vittoria che oggi ospitano malati in attesa di un posto letto in reparto disponibile.
“Non avendo un numero sufficiente di medici anestesisti devo mantenere i due reparti (Malattie infettive e Rianimazione) nello stesso ospedale, non posso fare una nuova Terapia intensiva -dice l’architetto Aliquò-. La scelta forzata è quella di mettere al Giovanni Paolo II i due reparti separando i percorsi e concentrando le forze”.
Cosa resterà, allora, all’Ospedale Maria Paterno Arezzo?
“All’Ompa- ammette Aliquò- resterà un parte di Malattie infettive con malati a bassa intensità di cure”.
La battaglia contro il Covid, intanto, fa passare in secondo piano le altre patologie e lo stato di emergenza per i pazienti “non Covid”. Forte calo degli screening, delle terapie e dei follow-up. Preoccupante la tendenza emersa dei malati in attesa di interventi programmati, oggi sospesi e alle prese con una vera e propria “emergenza nell’emergenza” pandemia.
© Riproduzione riservata