Roma - Il Decreto Ristori per i soggetti colpiti dal semi lockdown, stabilito con il DPCM dello scorso 24 ottobre, è rivolto ad una platea che coinvolge 462 mila imprese, con contributi a fondo perduto con coefficiente variabile a seconda della categoria di impresa.
I requisiti
Pub, bar, ristoranti, palestre, piscine, cinema, teatri, discoteche, taxi: sono alcune delle categorie (la lista completa con i codici Ateco è allegata al decreto) che riceveranno il nuovo contributo previsto dal Governo per aiutare quelle realtà che, dopo aver superato con fatica il lockdown primaverile, rischiano con le nuove restrizioni di non farcela. L’agevolazione altro non è che un contributo a fondo perduto per il quale non è previsto, come nel precedente decreto Rilancio, il paletto dei 5 milioni di fatturato. Il nuovo aiuto sarà maggiore rispetto a quello dei mesi scorsi ma i parametri saranno gli stessi del D.L. n. 34/2020, convertito in legge n. 77/2020, che prevedeva contributi a fondo perduto commisurati alla riduzione del fatturato nel mese di aprile 2020 rispetto allo stesso mese 2019 e stabiliva come requisito la perdita di almeno un terzo di ricavi (o in alternativa aver iniziato l’attività dopo gennaio 2019).
Le quattro fasce
Sono quattro le fasce di aiuto individuate nel decreto Ristori: 100% delle somme già incassate con il D.L. Rilancio per gli esercizi e le attività costretti a chiudere alle 18 (pasticcerie o gelaterie); 150% per chi ha subito un danno parziale. In questa categoria rientrano i ristoranti che restano aperti a pranzo e possono lavorare dopo le 18.00 con il servizio di asporto; 200% per le categorie più danneggiate, vale a dire quelle costrette a chiudere. Ad esempio: cinema, teatri, palestre, piscine, sale giochi, scommesse o bingo, centri termali, centri benessere e fiere; 400% per le attività chiuse ancor prima del Dpcm del 24 ottobre (sale da ballo e discoteche).
Come ottenere l’indennizzo
Il contributo sarà versato in automatico senza bisogno di presentare domanda per coloro che avevano già ottenuto in precedenza i contributi del decreto Rilancio, direttamente sul conto corrente in tempi relativamente brevi (entro il 15 novembre), salvo che nel frattempo abbiano cessato la partita iva. Chi invece non aveva utilizzato la precedente agevolazione, magari perché non compreso nella platea degli aventi diritto, dovrà presentare specifica domanda all’Agenzia delle Entrate, utilizzando la stessa procedura web già utilizzata l’estate scorsa. In questo caso il bonifico arriverà entro il prossimo 15 dicembre. Il contributo non può essere superiore 150mila euro.
La cassa integrazione
Il decreto Ristori introduce altre sei settimane di cassa integrazione, con una spesa per lo Stato di 1,6 miliardi di euro. Le sei settimane andranno utilizzate nel periodo che va dalla metà di novembre fino al 31 gennaio 2021, quando finisce anche il blocco dei licenziamenti. È previsto un contributo addizionale a carico del datore di lavoro, parametrato sulla sua perdita di fatturato: massimo 18% dello stipendio che avrebbe preso il lavoratore in cassa per le aziende che non hanno perso fatturato, contributo che si azzera per quelle che hanno subito un calo pari o superiore al 20%. Come detto, il 31 gennaio scade il blocco dei licenziamenti, introdotto all’inizio della crisi. Dal giorno dopo, non potrà licenziare chi starà effettivamente usando la cassa integrazione, non chi ha ancora ore a disposizione come avviene adesso. Nella legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri con la formula del «salvo intese» ma non ancora presentata in Parlamento, ci dovrebbero essere altre dodici settimane di cassa integrazione, da utilizzare nel 2021, entro la fine di giugno. Il decreto Ristori introduce l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le aziende che hanno sospeso o ridotto l’attività, fino a un massimo di quattro mesi. E due indennità riservate ad alcuni specifici settori: mille euro per i lavoratori stagionali, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. E 800 euro ai lavoratori dello sport, per una spesa totale di 124 milioni di euro.
Blocco a nuove partite Iva
Per evitare dunque che gli aiuti finiscano in mano a chi non avrebbe diritto, il decreto ha messo un blocco ai ristori a fondo perduto alle Partite Iva attivate dal 25 ottobre.
Esclusi i professionisti
Ancora una volta i professionisti restano esclusi da qualsiasi forma di aiuto in seguito all’emergenza Covid.«Bene aver previsto misure di sostegno per gli imprenditori, estremamente penalizzati da queste nuove chiusure. Sono aziende che stavano appena riprendendo fiato dopo il lockdown di primavera — afferma spiega la Presidente del Comitato Unitario delle Professioni, Marina Calderone — Però, non posso fare a meno di notare che anche in questo caso il decreto ha escluso i liberi professionisti. Questi ultimi hanno visto ridursi il proprio fatturato di oltre il 50% rispetto all’anno precedente per il 35,8% degli stessi». Finora infatti i professionisti hanno ricevuto un bonus «una tantum» e soono stati esclusi dai contributi a fondo perduto concessi invece a commercianti, artigiani e piccole imprese.