Il direttore di Ragusanews, Gabriele Giannone vive in diretta con la signora Ornella l'emozione della vittoria di Damiano
di Gabriele Giannone


Milano – La moglie, i figli, il padre e la vita privata di Damiano Caruso. Al cellulare risponde la moglie, Ornella. Travolta dalle telefonate. Quasi si scusa per schermare il marito. Sono nel pieno dei festeggiamenti e dei rigidi protocolli del team.
La provincia di Ragusa vive con orgoglio la sua esaltazione sportiva e vince con Damiano Caruso che diventa la più bella icona di sport della corsa rosa del Giro d’Italia. La storia di Damiano, il gregario campione dal cuore immenso che trova l’apoteosi quando la strada si innalza e sigla un’impresa sportiva portando una nazione ad esultare sull’Alpe Motta unendo tanti cuori e ridando tanti sorrisi. Ha concluso secondo in classifica generale coronando quello che egli stesso ha definito un sogno.
Su quella bicicletta di Damiano ci saliamo tutti, quella sella ci riunisce perché identifica il simbolo del sacrificio, dell’impegno, della lealtà di una terra che sa gioire con i suoi uomini e le sua storia.
Salvatore è il papà. A Ragusanews sfoga la sua felicità annegando nei ricordi di una carriera cominciata dal calcio. Si, Damiano era un calciatore ed anche promettente. Il papà lo svela con un filo di voce.
Ci racconta i suoi trascorsi calcistici. “Aveva cominciato con buoni risultati nei giovanissimi. Speravo diventasse un buon calciatore. Un giorno, tornando da un allenamento, mi comunicò che con il calcio l’idilio era finito. La conversione per il ciclismo avviene quasi naturalmente, con l’iscrizione in una società ragusana, la Libertas del Prof. Guarrella che capi subito il talento dello scalatore. Un giorno, durante un suo allenamento, mi sono mimetizzato su una moto per seguirlo. Il tragitto da Ibla portava a Ragusa superiore. A metà salita lo vidi scattare con una agilità tale da fare sembrare fermi gli altri corridori. Rimasi sbalordito. Avevo capito.
Poi le prime gare agonistiche. Ai campionati regionali arriva terzo e il vincitore lo vuole con sé per un provino in Toscana per non andare da solo. Li, la svolta. Damiano vede l’azzurro della nazionale come juniores. Comincia la favola. Partiva il sabato in aereo dalla Sicilia per gli allenamenti in Toscana, rientrando per completare gli studi il lunedì. Una cascina per dimora e tanto sacrificio e umiltà e la tenacia di chi sa inseguire il suo sogno.
Vive a Ragusa, ma si rilassa nel mare di Puntasecca. Una casa poco distante dalla dimora del Commissario Montalbano. Si allena sulle strade dei Monti Iblei, mentre per abituarsi all’altura, Damiano Caruso scala la montagna dell’Etna sui due versanti e subito dopo rientrando da Catania a Ragusa, in bici ovviamente.
“Adesso le celebrità a Punta Secca saranno due” – commenta felice il risultato del ciclista ragusano, Salvatore Minardi, Presidente dell’Organo federale di Giustizia sportiva dell’Uci, Unione Ciclistica Italiana, facendo riferimento implicito al Commissario Montalbano, che qui ha casa.
Il patron della squadra Victorius Barhein il principe Shaikh Nasser bin Hamad Al Khalifa, si è complimentato con l’atleta ragusano convocandolo a Manama per rendergli i giusti omaggi.
“Quest’anno, al Giro, avrei potuto vincere la tappa del Mortirolo -aveva commentato Caruso-. A Ponte di Legno ero più veloce di Ciccone e Hirt ma mi hanno chiesto di aspettare Nibali. Pioveva, ero congelato, ho aspettato, è il contratto. Se mi avessero considerato un po’ di più, avrei vinto. A forza di essere gregario, di sacrificarsi per la squadra, si perde il senso della vittoria”.
Ma Damiano ha vinto, riappropriandosi di quel senso della vittoria che azzera ogni sacrificio. Il sapore inebriante di una vittoria di tappa al Giro, la provincia di Ragusa l’aveva assaporato grazie al successo nel 2007 del vittoriese Danilo Napolitano capace di alzare le braccia sul traguardo di lido di Camaiore
Nel segreto di Caruso, si diceva, c’è la famiglia.
Damiano è sposato ormai da diversi anni con Ornella e la coppia ha due figli: Oscar e Greta. E nel 2020 proprio per ritornare dalla sua famiglia dopo oltre un mese di gare nella bolla per il coronavirus ha deciso di tornare in camper insieme agli altri componenti per recuperare il tempo perso. Un gesto che conferma il forte rapporto che c’è tra Damiano, la moglie e i figli.
Nato a Ragusa il 12 ottobre 1987, Damiano Caruso è cresciuto in una squadra siciliana prima di passare all’Unidelta. La svolta della sua carriera è arrivata sicuramente nel 2007 quando ha accettato la proposta della Mastromarco. La sua esperienza tra i professionisti è proseguita con la Liquigas e la Cannondale prima di accettare le proposte di BMC e Bahrain.
Vittoria e piazzamento in classifica significano anche un importante risvolto economico.
Un successo di tappa al Giro d’Italia vale 11.010 euro. Come sempre, i premi di gara vanno divisi con l’intera squadra. Ogni corridore beneficia inoltre di uno stipendio da parte della propria squadra, proprio come un lavoratore dipendente, mentre il secondo posto in classifica generale frutterà 133.412 euro. A questa somma bisogna poi aggiungere gli introiti per i vari piazzamenti di tappa (ad esempio gli 11.010 odierni) e per i transiti su GPM e traguardi volanti, che permetteranno a Damiano Caruso portarsi a casa circa 160.000 euro.
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