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18/06/2021 16:46

Daniele Bertinelli, il tempo del maitre a Marina di Ragusa

Il maître e sommelier del Lido Azzurro Don Serafino di Marina di Ragusa si racconta a Ragusanews

di Giuseppe Savà

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Daniele Bertinelli, il tempo del maitre a Marina di Ragusa
Daniele Bertinelli, il tempo del maitre a Marina di Ragusa

Ragusa –  “A Marina di Ragusa è il tempo che corre appresso all’uomo”. Non ha dubbi Daniele Bertinelli, romano dei Castelli, classe 1976, un passato da calciatore e un presente da maître e sommelier del Lido Azzurro dei fratelli Pinuccio e Antonio La Rosa a Marina di Ragusa.
Daniele si è formato alla scuola del padre, un importante direttore di una catena di alberghi romani, iniziando ad apprendere i rudimenti del mestiere a quindici anni, alternando a questi la passione per il calcio che lo ha portato a calcare i campi della Serie D. Ruolo? Una vita da mediano, canta Luciano Ligabue. Centrocampista.
Due infortuni di fila al crociato anteriore destro pongono fine alla carriera del calciatore, e poiché sono gli incidenti di percorso a tracciare nuove rotte e nuove mete, dalla caduta inizia una avvincente risalita. Daniele apre un ristorante a Marino, sui Castelli, dal nome che è una filosofia di vita e una promessa: “A casa mia”. Il ristorante va avanti per ben 18 anni, fin quando Bertinelli decide di trasferirsi al Sud, in Sicilia. Una amicizia comune coi fratelli La Rosa, la ricerca di un progetto di ristorazione alto, dove Daniele viene chiamato a fare “il centrocampista”. Diventa responsabile del rapporto fra i dipendenti e i datori di lavoro, col ruolo di maître e sommelier. Questa è la sua quinta stagione al Lido Azzurro di Marina di Ragusa, mentre Daniele è chiamato talvolta anche alla Locanda Don Serafino, stellato Michelin, in inverno.
Sommelier con i tre livelli conseguiti all’Ais, l’Associazione Italiana Sommelier, di Catania, Daniele organizza corsi di avvicinamento al vino per chi ama conoscere questo mondo e non ha gli strumenti culturali per capirlo.

“A Marina di Ragusa sono rinato -confessa-. Qui mi sono ri-creato, uso l’orologio solo quando lavoro, mi sono innamorato della qualità della vita e ti dico una cosa. Se togli un po’ di pigrizia in alcuni giovani, le opportunità di crescita di questo territorio sono ancora enormi, e dire che tanto è già stato fatto!”
Un vino che porteresti con te se dovessi partire per un luogo sconosciuto? “Amo il Rubesco Lungarotti del 97, dei siciliani mi piace il nero d’avola di Pachino, dell’azienda Rio Favara, lo Sciavè”.
E il tuo sogno nel cassetto? “Aprire un agriturismo con una ristorazione alta, di qualità, qui in Sicilia. Dove ci sia una fattoria, tanti animali e natura. E, se posso sognare, con annessa una scuola calcio”.