Pistola in pugno, in pieno giorno. Il "piano di morte" di Giuseppe Cangemi
di Redazione

Palermo – È una sequenza drammatica di foto. Mostra istante dopo istante l’agguato che Giuseppe Cangemi ha teso al cognato Stefano Gaglio. Pistola in pugno, in pieno giorno. Un omicidio premeditato, un “piano di morte” l’ha definito il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Chiaramonte. Un’azione “fredda” e “determinata”.
I frame delle immagini di due telecamere di videosorveglianza inchiodano l’assassino. Alle 9:01 Cangemi è già sul posto, in piazza Principe di Camporeale. Arriva in scooter, sa che poco dopo il cognato si presenterà come tutte le mattine in farmacia dove lavora come magazziniere.
La telecamera piazzata nel portone d’ingresso di un palazzo lo riprende in piedi mentre aspetta. Si muove nervosamente.
Gaglio arriva, parcheggio lo scooter sul marciapiede di via Guglielmo Oberdan davanti all’ingresso laterale della farmacia. Cangemi attraversa la strada e si avvicina.
Ha ha già la pistola in pugno, il cognato si gira e lo guarda negli occhi. Forse hanno avuto il tempo di dirsi qualcosa. Certamente Gaglio ha capito cosa stesse per accadere. Un istante dopo Cangemi spara il primo colpo.
Gaglio tenta disperatamente di scansare i colpi. Nulla da fare, Cangemi fa fuoco altre tre volte. Nella sequenza di foto dell’omicidio, si vede infine l’assassino riporre il revolver calibro 38 sotto la giacca e allontanarsi dal luogo del delitto.
I poliziotti della squadra mobile iniziano una caccia all’uomo. Poche ore dopo Cangemi sarà bloccato a Carini. Prima di fare perdere le sue tracce aveva telefonato a un poliziotto conosciuto nel corso di un’altra indagine per dirgli “ho fatto una cavolata, una cosa grave”. Era disposto ad incontrarlo e a raccontargli se fosse stato risolto il “problema dei figli che gli avevano occupato il villino a Carini”.
Cangemi, pluripregiudicato per associazione a delinquere, estorsione, falsità materiale, resistenza e più volte truffa, adesso è indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il movente sarebbe una storia legata alla donazione della casa in cui vive in via Nicolò Cervello, nel rione Kalsa.
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