“Rapporto consenziente”, replica la difesa
di Redazione

Palermo – “Sono stata vittima di una manipolazione per ottenere ciò che voleva”, ripete con fermezza una delle presunte vittime di abusi sessuali. “Rapporto consenziente”, replica la difesa. Sotto processo c’è frate Bernardino, 66 anni, della fraternità dei minori rinnovati, originario della Colombia, ma residente a Palermo. È imputato per violenza sessuale nei confronti di cinque vittime, di cui solo una maggiorenne.
Ed è quest’ultima a salire sul banco dei testimoni. All’epoca dei fatti contestati la giovane aveva 24 anni. Racconta ogni passaggio con lucidità. Nel gabbiotto riservato agli imputati detenuti c’è fra’ Bernardino. Mentre ascolta si porta le mani alla testa, la muove in segno di dissenso per ciò che ascolta.
La giovane racconta che all’inizio era “un confidente, un punto di riferimento”. Presto il rapporto fra i due sarebbe sfociato in qualcosa di intimo. Le prima avvisaglie si sarebbero registrate “a Ischia, durante un viaggio, una settimana in un hotel di lusso”. In vacanza andarono il frate e due ragazze di cui una minorenne. Era un viaggio “di piacere, per rilassarci” così disse alle ragazze e alle loro famiglie. Ai superiori del suo ordine, invece, frate Bernardino mai riferì della presenza femminile. Ufficialmente erano viaggi di “raccoglimento e preghiera”.
Ed invece le giornate trascorrevano fra bagni in piscina e gite in barca. “Ha pagato lui”, racconta la testimone rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Maria Bambino e Mario Calabrese. In albergo, era il 2015, il frate avrebbe chiesto alle ragazze di “spogliarci e cambiarci davanti a lui. Ci disse che era un modo per esprimere la libertà del nostro corpo. Provavamo vergogna, ma l’abbiamo fatto velocemente per imbarazzo”.
L’intimità sarebbe cresciuta nei mesi successivi. I viaggi si sono ripetuti con destinazione Roma, Venezia e Milano. La vittima, che frequentava il gruppo dei giovani della confraternita, racconta dei “baci in bocca in sacrestia prima della messa” e di quella volte in cui “provò a mettere le mani nelle mie parti intime” in albergo, mentre l’amica sedicenne dormiva.
Un’altra volta “mi ha fatto sedere sulle sue ginocchia, mi ha infilato la mano sotto i vestiti ed è sceso fino al pube”. Riferisce anche delle “foto delle parti intime” che ha inviato via WhatsApp al francescano che usava, di nascosto, un tablet: “Me le chiedeva lui oppure gliele inviavo io”. È la stessa ragazza a dire che era “consenziente, mi fidavo di lui”.
Ad un certo punto accennò alcune cose a un sacerdote di un’altra chiesa nel corso di una confessione ed iniziò un percorso religioso: “Mi ha chiesto perdono e ho elaborato il perdono. Volevo ricostruire il rapporto religioso” tanto da chiedergli di celebrare il suo matrimonio. Le cose cambiarono quando ricevette le confidenze dell’amica sedicenne. Allora capì che “mi faceva credere che ero l’unica con cui faceva queste cose”.
“Ero consenziente, non mi ha obbligato ma faceva parte di una manipolazione”, aggiunge rispondendo alle domande degli avvocati della difesa, i quali puntano a dimostrare che non ci alcuna costruzione, ma una relazione voluta da entrambe le parti. La vicende del processo però, a giudicare dalla testimonianza, nulla c’entrano con la fine del rapporto con l’imputato. La causa fu la mancata condivisione della scelta di frate Bernardo che avrebbe voluto spostare la ragazza in un altro gruppo di preghiera.
All’imputato vengono contestati anche dei comportamenti illeciti nei confronti di alcuni minorenni. Si parla di abbracci sconfinati in toccamenti. La ragazza aggiunge in aula una nuova accusa. Racconta, senza riuscire a collocarlo temporalmente, che l’imputato una volta sollevò il vestitino di una bambina di appena un anno. L’avrebbe toccata pronunciando la frase: “Tanto quando sarà grande non se lo ricorderà”.
Le parti offese, i genitori e le associazioni “Cotulevi” e “Insieme a Marianna” si sono costituire parte civile. Parte civile anche la diocesi di Monreale e i frati minori rinnovati.
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