Gli ultimi giorni, prima del delitto. Il movente sentimentale
di Redazione
Scicli- Un uomo al di sopra di ogni sospetto.
Due traumi ha vissuto Scicli nella vicenda dell’omicidio di Peppe Ottaviano.
Il primo, l’omicidio stesso, consumato la sera di sabato 11 maggio 2024 nella casa materna di via Manenti in centro storico a Scicli e scoperto la sera di domenica 12 maggio; il secondo oggi, 5 novembre 2025 con l’arresto di Giovanni Agosta, detto Gianni, 43 anni, il nuovo fidanzato della ex compagna di Peppe.
I processi in piazza, favoriti dai “si dice”, dalle frequentazioni, non sempre salubri, di Peppe, dall’uso abituale di sostanze, hanno portato nei giorni successivi all’omicidio alla pubblica condanna di persone che con il fatto di sangue non c’entravano. E questa cosa va scritta per onestà intellettuale.
La pista seguita dai carabinieri e dalla Procura della Repubblica di Ragusa era un’altra, fatta di tracciati telefonici, messaggi whatsapp, incontri dei giorni precedenti, tensioni.
I fatti accertati dagli inquirenti
Alla fine di aprile del 2024 la storica fidanzata di Peppe Ottaviano, donna con cui aveva condiviso una relazione decennale fra alti e bassi, interruzioni e riprese, gli annuncia la fine del rapporto sentimentale.
Nella sua vita è entrato un altro uomo, Gianni Agosta, imbianchino e cartongessista, 43 anni, con una precedente unione alle spalle e un figlio. Appassionato di calcio, attento alla forma fisica, basso di statura, un bravo ragazzo, raccontano gli amici, un tipo poco appariscente.
Nei primi giorni di maggio 2024 il pressing di Peppe sulla sua ex fidanzata diventa morboso, asfissiante, l’idea che quella donna abbia scelto di stare con un altro uomo lo rende irrequieto, frenetico. Da qui quelli che gli inquirenti definiscono diversi modi di riallacciare i rapporti con la ex fidanzata, fra cui i pedinamenti, le continue telefonate.
Fra Peppe e Gianni vi è almeno un chiarimento, uno dai toni molto duri nelle ore precedenti il delitto: devi lasciare stare la mia ragazza, avrebbe intimato Agosta a Ottaviano.
Ma Peppe insiste, è ossessionato. E qui Agosta medita la spedizione punitiva. Con un complice fa un sopralluogo e individua le telecamere di videosorveglianza del quartiere di piazza Matteotti, prospiciente la via Manenti. Le segna tutte ma non si accorge di una telecamera, di un vicino esercizio commerciale, che lo filmerà inchiodandolo.
Sabato 11 maggio 2024 Peppe torna a casa in via Manenti, ha bevuto, ha assunto sostanze, ha preso medicine per la depressione: un cocktail che lo ridurrà a uno stato di minorità psichica e fisica.
Agosta sabato sera riesce a forzare la porta di ingresso di casa, entra, aggredisce Peppe, gliela vuole fare pagare, dargli una lezione definitiva. Lo prende a pugni, gli fracassa il cranio contro il muro, lo lascia tramortito.
Peppe morirà dopo molte ore, al termine di una lunga agonia dove si trascina per casa grondante incapace di chiedere aiuto.
A raccontarlo in conferenza stampa sono il Procuratore capo di Ragusa Francesco Puleio e il colonnello dei carabinieri Carmine Rosciano.
Le indagini proseguono. Un complice ha aiutato Gianni a valutare le posizioni delle telecamere di videosorveglianza in piazza Matteotti, mentre il Procuratore nulla ha detto della posizione della donna, da pochissimo diventata mamma di un bambino nato dall’unione con Gianni Agosta.
Scicli è sgomenta. Incredulità. È il sentimento che pervade quanti conoscevano Agosta, l’insospettabile.
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