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08/11/2025 18:39

Malika Ayane rilegge le canzoni di Battiato a Venezia

"Arcipelago Battiato": Malika Ayane narra Battiato riarranggiandone le canzoni

di Redazione

Venezia – La Biennale di Venezia rende omaggio al cantautore siciliano Franco Battiato con “Arcipelago Battiato”, tributo nel suo ottantesimo anniversario dalla nascita, il 23 marzo 1945, a Catania. L’appuntamento è per il 17 e 18 novembre, nell’ambito dei Progetti Speciali dell’Archivio Storico, al Teatro alle Tese dell’Arsenale: una narrazione in musica che si dipana tra “isole-palcoscenico” disposte nell’architettura cinquecentesca dello spazio.

Protagonista sarà Malika Ayane, accompagnata da Leonardo Marino a pianoforte e tastiere, Flavio Virzi alla chitarra, Simone Beneventi alle percussioni, Silvia Mandolini al violino, Elide Sulsenti al violoncello e dal polistrumentista Diego Ronzio. Scene e regia portano la firma di Antonello Pocetti e Antonino Viola.

Il progetto ripensa i materiali del musicista, scomparso nel 2021, con nuove trascrizioni, arrangiamenti e rielaborazioni. Il compositore Michele Tadini cura anche la tessitura elettronica e la proiezione del suono, insieme a Thierry Coduys.

«È un incedere felice dell’amore, un’idea festosa e di pienezza, ecco cos’è la poetica di Franco Battiato – scrive Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia – egli è l’innamorato dell’Amato. “L’Ombra della Luce” – uno dei brani scelti dal maestro Tadini, oggi affidato a Malika Ayane – è tra la più bella delle preghiere. C’è il senso dell’abbandono al Misericorde, ed è supplica ‘non abbandonarmi mai, non mi abbandonare mai’. È struggente ed è commovente perché radicata nel profondo affetto: ‘Dei più lievi aneliti del cuore. Sono solo l’ombra della luce».

Il programma attraversa le diverse stagioni creative di Battiato: dai pionieristici esperimenti elettronici con i primi sintetizzatori analogici di Pollution e Sequenze e frequenze, a Come un cammello in una grondaia (1991) dalle marcate influenze classiche; da L’ombrello e la macchina da cucire (1995), che inaugura la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, a Fleurs (1999) per pianoforte e quartetto d’archi, con riletture di brani altrui scelti per affinità elettive. E poi Dieci stratagemmi (2004), Il vuoto (2007), Inneres Auge (2009), fino a Joe Patti’s Experimental Group (2014), che segna il ritorno alle origini elettroniche.

“In tutti i lavori di trascrizione, arrangiamento e ricomposizione si deve sempre avere ben chiara l’origine e il senso dei brani: come non tradirli, come rispettarli, come capirne l’essenza. Ma anche come riuscire a fare proprio il materiale, come svilupparlo, come permettersi di creare – ancora”, spiega Michele Tadini. “È stata – continua – una scrittura a scatti, per avanzamenti repentini; fiumi di note si sono riversati sulla partitura, alternandosi alla creazione elettronica che nasce dalle registrazioni della voce straordinaria di Malika Ayane”.

L’omaggio, che segue la lectio magistralis di Massimo Cacciari su “La morte dello jus belli”, è realizzato in collaborazione con la casa editrice SZ Sugar.