La paziente è stata salvata dopo vari giorni di coma
di Redazione
Arezzo -È andata in come durante un intervento di trapianto dei capelli in cui la stava operando una dottoressa sudamericana senza titolo per esercitare la professione. L’hanno salvata all’ospedale San Donato di Arezzo dopo alcuni giorni di incoscienza ed è scattata inevitabilmente la denuncia a carico dell’abusiva e del medico, lui sì con la laurea e l’iscrizione all’ordine in regola, vicino alla pensione, che era formalmente il titolare dello studio: lesioni gravissime ed esercizio abusivo le accuse per le quali i due vanno adesso verso il processo.
I fatti risalgono a sei mesi fa, anche se solo adesso vengono resi noti dopo il deposito dell’avviso di chiusura indagini da parte del Pm Julia Maggiore, che ha coordinato il lavoro svolto dalla squadra mobile della questura di Arezzo.
La donna, che si era prima sottoposta a un’operazione per il cambiamento di sesso, vuole acquisire una capigliatura femminile e per questo si rivolge allo studio medico in questione, che si trova in via Montefalco, quartiere Bisaccioni, immediatamente a ridosso del centro storico. Lei è convinta di avere a che fare con professionisti abilitati e in regola, scoprirà a sue spese che così non è.
Comunque sia, durante l’anestesia preparatoria qualcosa va storto, la paziente si sente male fino a perdere conoscenza, dallo studio viene chiamata un’ambulanza che la trasferisce d’urgenza in ospedale, dove i medici (veri stavolta) diagnosticheranno una forte infezione. L’altro dottore, quello che fa da copertura alla sudamericana, si assume la responsabilità dell’intervento: «L’ho fatto io, non so cosa sia successo». Invece, già dalle testimonianze dei soccorritori, si capisce che ad operare era la donna, quarantenne, che ha sì una laurea in medicina ma conseguita all’estero e non riconosciuta in Italia. A confermare tutto sarà poi la paziente, che inizialmente ricorda poco e niente di quanto è accaduto ma che riacquista la memoria col tempo.
Era lei, la “dottoressa”, accerta la Mobile, ad effettuare gli interventi sul cuoio capelluto, utilizzando una stanza che le veniva messa a disposizione nello studio. Un’attività ampiamente pubblicizzata, soprattutto sui social. Le indagini hanno portato a scoprire almeno un’altra decina di operazioni simili, veri e propri interventi di microchirurgia e non semplici trattamenti estetici, su pazienti convinti che fosse tutto a posto, come hanno dichiarato ai poliziotti. Il costo era di 1500 euro circa, la metà di quanto richiesto nei centri autorizzati.
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