9mila le persone che hanno reso omaggio all'artista alla camera ardente
di Redazione
Milano – Ultimo saluto a Ornella Vanoni sulle note delle sue canzoni, fra l’affetto dei parenti, la vicinanza degli amici artisti e soprattutto della gente comune che ha partecipato con commozione ai funerale della cantante.
La chiesa di San Marco nel quartiere Brera, dove la cantante, scomparsa a 91 anni, viveva, era gremita. Un lungo applauso ha salutato l’arrivo del feretro, accolto dal figlio Cristiano Ardenzi, con i due nipoti, Camilla e Matteo. All’interno della chiesa il sindaco di Milano Beppe Sala, il presidente del Senato Ignazio La Russa, la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, tanti amici fra gli artisti, Fabio Fazio, Iva Zanicchi, Fausto Leali, Elodie, Mara Maionchi, Dori Ghezzi, Luciana Littizzetto, Roberto Vecchioni e Gianna Nannini.
Nell’omelia don Luigi Garbini ha ricordato le grandi passioni dell’artista: “È sempre stata la musica a impossessarsi di lei. Ornella è stata posseduta dalla musica dall’inizio della sua vita alla fine”. Subito dopo la chiesa è stata riempita dalle note di alcune delle canzoni più famose dell’artista, ‘L’appuntamento’ e ‘Senza fine’, intonate dalla tromba di Paolo Fresu. La stessa Vanoni aveva chiesto che il musicista suonasse ai suoi funerali.
Emozione per il ricordo dei due nipoti. “Cara nonna, porto una parte di te dentro di me. Grazie per l’amore che mi hai dato, per sempre. Eterna”, ha detto Camilla, cantando anche alcuni versi del brano ‘Senza fine’. Il nipote Matteo l’ha descritta come “un’artista grandiosa, una mente irriverente, icona di stile e personaggio dei social. Una persona forte e indipendente”. Il feretro è uscito dalla chiesa sulle note di un altro grande successo di Vanoni, ‘Ma mi’, per poi essere salutato da un interminabile applauso sul sagrato. A Milano oggi è stato proclamato il lutto cittadino in segno di rispetto per l’ artista.

Da sinistra, il figlio di Ornella Vanoni, Cristiano Ardenzi, e i nipoti Camilla e Matteo al funerale della cantante nella chiesa di San Marco.
Fra ieri e oggi, circa 9mila persone hanno visitato la camera ardente di Ornella Vanoni al Teatro Piccolo di Milano. Lo ha annunciato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, fuori dalla chiesa di San Marco a Milano, dove si sono tenuti i funerali della cantante. “Questo innanzitutto e’ il tributo che Milano ha dedicato alla sua Ornella, che era un pezzo di Milano. La città perde una delle sue anime culturali. Vedere il Teatro Piccolo in questi giorni e’ stato veramente un’emozione”, ha detto Sacchi.
“È una cosa che mi fa male, moltissimo. È impossibile trovare le parole, io che ne ho tante, non riesco a trovarle. Era un’amica straordinaria, bisognerebbe ricordarla tutti i giorni, tutte le città dovrebbero farlo. Lei era Milano, però tutte le città devono inchinarsi a una sensibilità di questo tipo, una grandezza di questo tipo, una bontà di questo tipo”. Lo ha detto Roberto Vecchioni, all’uscita della chiesa.
Giuliano Sangiorgi in ritardo: “Ornella avrebbe riso”
Giuliano Sangiorgi è arrivato tardi al funerale di Ornella Vanoni, “arrabbiato” per il suo ritardo. “Avrei voluto salutarla in maniera migliore. Lei – ha detto – ne avrebbe riso. Ma credo che questo sia anche quello che ci unisce, l’ironia fino alla fine”. “Io per lei ho scritto ‘Arcobaleno’ e mi sembra sia quello che resterà di lei: una moltitudine infinita di colori, che attraverseranno le generazioni. Questa canzone rimane un manifesto di vita” aggiunge ricordando le sue “lunghe videochiamate, era un mito di una umanità incredibile. Era per me un modo semplice di vivere un mito che resterà per intere generazioni”. “Sono arrabbiato – ha concluso – ma non ho mancato l’appuntamento”.
Fiorello: “Lasciava il segno anche in un solo incontro”
Fiorello ha ricordato Ornella Vanoni nel nuovo appuntamento con ‘La Pennicanza’, aprendo la puntata di oggi su Rai Radio 2 con un intenso monologo in ricordo della grande artista: “Non posso certo dire di essere stato suo amico: ci siamo incontrati quattro, forse cinque volte in tutta la vita. Ma una notte in Sardegna Ornella mi rivelò, come solo lei sapeva fare, la sua libertà, la sua ironia dissacrante, piena di storie incredibili raccontate con una voce roca e magnetica, quasi uscita da un film d’autore. Mi fece ridere tantissimo. Non eravamo amici, ma quella sera mi sembrò di conoscerla da sempre. E forse proprio questo sapeva fare Ornella: lasciare il segno anche in un solo incontro. Icona, mito, signora della musica. Sì, tutto vero. Ma io la ricorderò soprattutto come quella donna in spiaggia che, tra una risata e un racconto, mi regalò un piccolo pezzo della sua grande anima. Ciao, Ornella”. Poi le ha dedicato una sua versione di ‘Senza fine’, in omaggio alla grande artista.
Il nipote Matteo: “La mia più grande sostenitrice”
”Nonnina mia, sei stata un’artista grandiosa, una mente irriverente, icona di stile e personaggio dei social. Una persona forte e indipendente. Quando ero piccolo mi facevi ‘ghirighiri’ prima di dormire e poi quando ti accompagnavo a qualche evento mi presentavi come il tuo fidanzato e mi facevi ridere tanto”. Così il nipote di Ornella Vanoni, Matteo Ardenzi, ha voluto ricordare sua nonna durante i funerali della cantante nella chiesa di San Marco, a Milano. ”Nonna era il tipo di persona che mi chiamava ogni giorno per chiedermi come stessi, e a volte rispondeva ai miei messaggi un secondo dopo che avevo già risposto io – ha ricordato -. Era quella che minacciava di diseredarmi quando fallivo un esame all’università, che mi chiedeva cosa avessi fatto prima e di ‘Tic Tic Toc’ (TikTok, ndr)”.
Il nipote ha voluto celebrare anche la sua ironia: ”Era l’unica persona che mi lasciava messaggi in segreteria lunghi tre o quattro minuti, a volte cantando My Funny Valentine, altre volte cambiando quattro o cinque voci deliranti per chiedermi se mi fossi dimenticata di mia nonna – ha spiegato -. È stata la mia più grande sostenitrice, quella che credeva in me anche quando io ero la prima a fallire, quella che sapeva dirmi amore e affetto ogni volta che ne avevo bisogno. Semplicemente, era mia nonna”. Poi, tre giorni fa, ha aggiunto, ”te ne sei andata senza dirmi nulla. Così, all’improvviso. Ogni tanto mi dicevi: ‘Amore, prima o poi dovrò morire, lo sai, vero?’. Ma io, io non ti ho mai creduta davvero”. Ora, ha concluso il giovane “faccio fatica a immaginare il domani. Ma ci proverò, te lo prometto, a dare sempre il massimo per le persone che amo. Era la cosa che più apprezzavi di me”. Quindi ha concluso: ”Ciao nonna. Ti voglio bene e mi manchi”.
15:42
La nipote intona: ‘Senza fine’
“Senza fine, sei un attimo senza fine”: cantando questo verso della sua canzone forse più famosa la nipote Camilla ha salutato Ornella Vanoni al termine della celebrazione del suo funerale. Prima della conclusione sono intervenuti lei e il fratello Matteo che hanno ricordato quella che per loro era la nonna. “Porto un pezzo di te dentro di me, è un onore’.
Alla fine della celebrazione il feretro è uscito dalla chiesa sulle note di ‘Ma mi…’ – suonata all’organo – , la canzone in dialetto milanese scritta da Giorgio Strehler. Il brano venne portato al successo e cantato da Vanoni coi detenuti quando visitò il carcere di San Vittore nel 2019 e racconta di un partigiano che sopportoò quaranta giorni di interrogatorio pur di non tradire i compagni.
15:24
Fresu suona ‘L’appuntamento’ durante le esequie
Dopo l’omelia, momenti di grande emozione nella chiesa San Marco, dove Paolo Fresu ha suonato con la tromba ‘L’appuntamento’ e qualche nota di ‘Senza fine. Vanoni aveva detto in un’intervista che le sarebbe piaciuto che Fresu suonasse al suo funerale. Fresu e’ arrivato lentamente dal fondo della navata e piano piano si e’ avvicinato alla bara sulla quale ha posato la mano per un’ultima carezza.
Durante l’omelia, padre Luigi Garbini ha detto: “Le canzoni sono la fiammella che ci illumina anche nei momenti bui della nostra vita per questo lei Ornella è così dentro la nostra vita, come ha scritto Gino Castaldo. È sempre stata la musica a possedere lei, è stata posseduta dalla musica dall’inizio alla fine della sua vita”. E ha proseguito: “Dove c’è fragilità c’è anche sincerità, la capacità della creazione, anche la depressione è stata un luogo della creatività dello spirito. In questo contesto le canzoni sono tentativi di ricostruzione, le note la migliore compagnia. La sua ironia era l’altra faccia della fragilità, la sua semplicità e il suo modo diretto le hanno consentito di entrare nei cuori di tutti. La santa allegria, una preghiera due preghiere lei cantava. La memoria, in attesa che la parola arrivi”.
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