La carreggiata bloccata da veicoli dati in fiamme, non ci sono feriti
di Redazione
Scilla, Reggio Calabria – Un’azione fulminea, preparata nei minimi dettagli. Un commando di almeno 10 persone, lunedì mattina, poco dopo le sei, ha portato a termine una rapina milionaria sull’autostrada del Mediterraneo, nei pressi di Scilla. La banda ha bloccato un furgone portavalori della società Sicurtransport, utilizzando bombe, sparando diversi colpi di kalashnikov e fucili caricati a pallettoni e disseminando sull’asfalto chiodi per impedire l’avvicinarsi di altre autovetture.
L’azione è durata pochissimi minuti e non ci sono stati feriti. Sotto choc i due portavalori, ricoverati in ospedale a Reggio Calabria. Dalle prime indagini il bottino dovrebbe aggirarsi sui due milioni di euro. Il tratto di strada in direzione Nord, tra gli svincoli di Scilla e Bagnara è stata bloccato per procedere ai rilievi.
A dicembre del 1997, nello stesso punto, un commando di banditi ha messo a segno una rapina milionaria. Il colpo fruttò all’epoca 10 miliardi di lire. Un furgone portavalori della ditta San Nicola, aveva da poco lasciato le Poste Centrali di Reggio Calabria diretto agli uffici periferici della provincia. Il denaro serviva al pagamento delle pensioni e delle tredicesime. Anche il danaro rubato lunedì aveva lo stesso scopo. Gli inquirenti non hanno dubbi. Si tratta di una banda specializzata che avrebbe commesso altre rapine in altri parti dell’Italia, soprattutto nel Foggiano.
La tecnica è sempre la stessa. Vengono bruciate le auto per fermare il portavalori, si utilizzano armi sofisticate per rendere inermi le persone a bordo del mezzo blindato, e attraverso le esplosioni si fanno saltare gli sportelloni blindati, rendendo inefficace ogni tipo di reazione da parte degli uomini armati all’interno del portavalori. Tra le ipotesi degli investigatori si fa strada l’idea che ci possa essere stato un basista e che l’azione dei banditi sia stata autorizzata da personaggi della ‘ndrangheta reggina. Nessuna azione di queste dimensioni è possibile in questo territorio senza le necessarie autorizzazioni dei vertici delle cosche.
© Riproduzione riservata