Attualità
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22/05/2007 05:55

Disabilità neonatale, fascia d’utenza scoperta

di Redazione

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Una fascia d’utenza scoperta, che necessita di una capacità di lettura approfondita e dell’istituzione di servizi appropriati. E’ quella della disabilità nella fascia d’età che va dal periodo neonatale fino ai cinque, sei anni.
A Scicli non esistono dati, neanche all’ufficio servizi sociali, come è giusto che sia, peraltro, visto che la competenza in materia è dell’ausl.
“Stiamo cercando di leggere e registrare il bisogno del territorio –spiega l’assessore alle politiche sociali, Mario La Rocca- ma con grande difficoltà”.
Anche perché chi ha un bambino con una malformazione grave o con una disabilità preferisce purtroppo vivere nell’ombra: nascondere e nascondersi. I servizi oggi attivi sul territorio, l’Anffas, la cooperativa Exaudinos, coprono una fascia di bisogno, ma nessuno si occupa della disabilità nei neonati.
“La difficoltà è anche nel far emergere la rete dei bisogni, nel censirla, nel comprendere le proporzioni del problema”, prosegue La Rocca. Attualmente il Comune interviene con l’impiego di unità del servizio civile, che fanno visite domiciliari ai bambini con gravi malformazioni e disabilità, e grazie al lavoro delle cooperative e associazioni che sono sul territorio.
“Oggi andiamo incontro purtroppo a una riduzione della spesa nel sociale, a causa delle difficoltà finanziarie che attraversa l’ente –prosegue l’assessore- ma non c’è dubbio che tra le priorità che ci dobbiamo prefiggere c’è anche la copertura di questa fascia di bisogno”. Le famiglie dei bambini disabili hanno difficoltà ad entrare in rete, c’è una forte ritrosia a parlare del problema. Accade che i genitori di bambini disabili sciclitani facciano conoscenza nel centro specializzato di Troina.
Senza che una struttura pubblica o anche privata, in città, offra un tipo di servizio e assistenza tarato sulla complessità dell’intervento su un bambino di pochi mesi o anni.
E c’è quasi la rassegnazione all’idea che i bambini disabili siano “una croce” che la famiglia deve sostenere privatamente. Nulla di più sbagliato.
Ieri mattino, all’ufficio servizi sociali, una conferenza di servizio, presente la Caritas cittadina, per iniziare ad affrontare il problema: leggere i bisogni, farli emergere quando questi sono nascosti, per iniziare a pensare a un nuovo servizio che abbia nella cura dei bambini disabili, dall’età neonatale fino ai cinque anni, lo scopo della propria esistenza.
Perché un padre e una madre che hanno un bambino disabile non si devono sentire soli o diversi, ma partecipi di un progetto educativo dell’intera comunità.