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22/12/2009 15:18

Arriva la centrale nucleare. A Palma di Montechiaro

di Redazione

Roma – Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo che specifica i criteri per l’individuazione dei siti dove verranno costruite le centrali nucleari del prossimo programma italiano per il ritorno all’atomo. Si tratta uno schema legislativo proposto dal ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, per la «localizzazione e l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica e nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, nonchè di misure compensative e campagne informative».

I criteri. Sismicità, distanza dai centri abitati; idrologia e risorse idriche; caratteristiche geofisiche e geologiche; dotazione infrastrutturale di trasporto, valore paesaggistico e architettonico; qualità dell’aria, fattori climatici, biodiversità. Sono questi i parametri su cui l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare («sulla base di dati tecnico-scientifici predisposti da enti pubblici di ricerca, compresi Ispra, Enea e università») dettaglierà i criteri specifici per l’individuazione dei siti su cui verranno costruite le nuove centrali. Criteri sulla base dei quali «le imprese interessate proporranno in quali zone intendono realizzare gli impianti».

Misure a favore delle amministrazioni. È questo in sostanza il contenuto dello schema di decreto legislativo approvato oggi che si sofferma anche sulle misure compensative «a favore delle amministrazioni, delle popolazioni e delle imprese presenti nelle zone in cui sorgeranno gli impianti nucleari. Oneri che saranno a carico delle imprese coinvolte nella costruzione e nell’esercizio delle centrali». Nel dettaglio, è previsto «un beneficio economico onnicomprensivo annuale commisurato alla potenze elettrica nominale dell’impianto nella fase di cantiere, pari a 3 mila euro per megaWatt. Una volta che l’impianto nucleare sarà entrato in esercizio, il beneficio economico sarà commisurato all’energia elettrica prodotta ed immessa in rete, pari a 0,4 euro per MWh da corrispondere ad imprese e cittadini sulla base dei criteri definiti dagli enti locali interessati».

I benefici sono attribuiti «per il 10% alle Province in cui è ubicato l’impianto; per il 55% ai Comuni e per il 35% ai comuni limitrofi, fino ad un massimo di 20 km dall’ impianto». Nel dettaglio, i benefici attinenti alla fase di realizzazione degli impianti sono destinati «per il 40% agli enti locali per le finalità istituzionali e per il 60% alle persone residenti e alle imprese presenti sul territorio circostante il sito mediante la riduzione della spesa energetica, della Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell’Ici, secondo criteri e modalità che saranno fissati dagli enti locali interessati. Quelli correlati all’esercizio produttivo degli impianti, invece, saranno destinati alla riduzione della spesa per energia elettrica dei clienti ubicati nei territori dove hanno sede gli impianti». Nel dispositivo normativo si prevede, tra l’altro, che «nel caso in cui la realizzazione o l’esercizio della centrale per qualunque ragione subisca un arresto definitivo, decadranno automaticamente i benefici riconosciuti alle persone residenti, agli enti locali e alle imprese. La procedura per la definizione dei criteri di localizzazione e l’istanza per l’autorizzazione dell’impianto nucleare, sono caratterizzate dalla più ampia partecipazione dell’opinione pubblica e degli enti locali interessati, con una scrupolosa attenzione ai profili di carattere ambientali oltre che della sicurezza».

Deposito nazionale. Il decreto prevede infine la realizzazione di un «deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi la cui realizzazione sarà affidata a Sogin sulla base di un’autorizzazione unica. Ci sarà una consultazione pubblica con manifestazione d’interesse da parte delle Regioni interessate e con l’intesa della Conferenza Unificata. Anche per il territorio che ospiterà il deposito dei rifiuti radioattivi sono previsti benefici economici».

Il provvedimento approvato oggi è stato proposto dal titolare dello Sviluppo Economico, con il concerto del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e delle Infrastrutture Matteoli. Ora lo schema di decreto andrà all’esame della Conferenza Unificata e al parere delle Commissioni Parlamentari, per poi tornare al consiglio dei ministri per il varo definitivo. Nei tre mesi successi, il consiglio dei ministri adotterà il documento contenente la «strategia nucleare» con la quale saranno delineati gli obiettivi strategici in materia. Successivamente, gli operatori interessati, «in un’ottica di libero mercato, formalizzeranno le proposte per la realizzazione degli impianti». il sito, mediante la riduzione della spesa energetica, della Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell’Ici, secondo criteri e modalità che saranno fissati dagli enti locali interessati.

Saglia: ora Regioni ritirino ricorsi. «L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sui siti, deposito e compensazioni avvia a tutti gli effetti la rinascita del nucleare italiano. L’individuazione dei siti avverrà d’intesa con le regioni interessate. Quindi a questo punto sarebbe auspicabile che le regioni ritirassero i ricorsi presentati alla Corte Costituzionale». È quanto si legge in una nota del sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’energia, Stefano Saglia, secondo il quale «l’introduzione dei comitati per la comunicazione e trasparenza tracciano il segno di un forte dialogo con il territorio. La ripresa del nucleare sarà anticipata con un grandissimo impegno sul fronte delle rinnovabili e dell’efficienza energetica così da aggredire seriamente il problema dei cambiamenti climatici».

Cento: pronti al referendum. «Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri per i criteri necessari a individuare i siti per la localizzazione delle centrali nucleari rappresenta una vera e propria beffa per i cittadini. I siti sono stati già prescelti ma il governo li tiene nascosti per evitare un effetto boomerang alle prossime elezioni regionali». Lo afferma Paolo Cento, del coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. «Non si illudano Berlusconi e il ministro Scajola – aggiunge – perchè sanno benissimo che nonostante la militarizzazione del territorio che stanno preparando per imporre le centrali nucleari, questa scelta troverà un’opposizione fortissima nel Paese». «Sinistra Ecologia e Libertà – conclude Cento – è pronta a promuovere, insieme a tutti gli altri soggetti interessati, anche un referendum per abrogare queste norme antieconomiche, che producono danni ambientali nel Paese».

Idv: «È il regalo di Natale del governo agli italiani di Monfalcone, della provincia di Gorizia, di Scanzano Jonico in Basilicata, di Palma in provincia di Agrigento, di Oristano, di Chioggia, di Caorso, di Trino Vercellese, di Montalto di Castro, di Termini Imerese e di Termoli. Quattro di queste località ospiteranno subito un impianto nucleare e un sito di stoccaggio. Le altre lo avranno dopo». Lo afferma Paolo Brutti, responsabile del dipartimento Ambiente per l’Italia dei Valori. «La decisione del CdM sarebbe ridicola se non fosse tragica, per quei cittadini e per tutto il Paese. Grosse centrali, grossi affari. Poi che c’importa se non sappiamo cosa fare delle scorie radioattive e se ogni centrale costerà quanto il ponte sullo stretto e produrrà elettricità a costi astronomici. L’allargamento del sistema di potere di Berlusconi e del Pdl è il vero scopo della scelta nucleare che illumina questo Santo Natale».

Le critiche di Legambiente. «Il governo deve smetterla con la propaganda sui benefici economici, ambientali ed energetici che garantirebbe il progetto di nuove centrali nucleari, dal quale la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel si tiene ben lontana – continua Ciafani – spendendo non meno di 50 miliardi di euro per produrre il 25% dell’elettricità, distoglieremmo tutte le attenzioni e le risorse economiche che potrebbero essere investite subito nella green economy dell’efficienza energetica e delle rinnovabili». «Il governo fermi questo progetto, utile per pochi e inutile per la collettività – conclude Ciafani – che scatenerebbe inevitabili conflitti istituzionali e sociali già visti, non solo negli anni ’70 e ’80, ma anche poco tempo fa a Scanzano Jonico per realizzare il deposito geologico dei rifiuti radioattivi, e che nè i rimborsi milionari nè l’uso dell’ esercito eviterebbero».