Cultura
|
14/11/2007 19:20

L’Antica Stazione, il treno dei desideri

di Redazione

Meteo: Ragusa 21°C Meteo per Ragusa

Saranno tremate le vene ai polsi al fuochista della locomotiva “Sasf 06”, meglio conosciuta come “Giarratana”, il giorno in cui sul convoglio al traino della macchina a vapore salì Sua Maestà Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. Sfamare di carbone la bocca della vaporiera del “Treno di Ciccio Pecora” non era roba da poco.

A volerci pensare bene i passeggeri “normali” scendevano dal treno per agevolare le salite, salvo andare a funghi e riacciuffare il vagone quando la china si era fatta meno impervia. Tanto, il Treno, che doveva il suo nomignolo alla somiglianza con i giocattoli esposti in vetrina, a Ragusa, da Francesco Battaglia Ciulla, passato agli onori della cronaca come “Ciccio Pecora”, non superava i trenta all’ora. Era la linea secondaria a scartamento ridotto che collegava Ragusa, Vizzini e Siracusa, in un insolito tracciato a Y che permetteva di solcare la necropoli di Pantalica (la méta della visita del discendente di casa Savoia) e di collegare i centri montani iblei con il resto della rete delle Ferrovie dello Stato. “Ma il Re è il Re, e nessuno potrebbe chiedergli di scendere per agevolare le salite”, pensò il fuochista. Fu vita breve, quella della Società Anonima per le Ferrovie Secondarie della Sicilia, la Sasf: dal 1922 al 49. Poi l’abbandono.

Correva l’anno 1933 e Sua Altezza non avrebbe immaginato che in luogo della stazione di Chiaramonte Gulfi, 860 metri sul livello del mare, l’approdo più alto del suo viaggio regale, settantaquattro anni dopo sarebbe nato il primo e l’unico albergo dei Monti Iblei. Oggi l’Antica Stazione, grazie ai fondi del Piano Integrato Territoriale “Quattro Comuni e un parco per gli Iblei” attinti dalle risorse dell’Unione Europea, alla guida sapiente di una consulente in Fondi Comunitari, Cettina Farina, e all’intraprendenza di due giovani coniugi chiaramontani, Simona e Massimo Colosi, da ristorante-pizzeria è diventata anche una struttura ricettiva con circa trenta posti letto, e tanto di suite all’interno del casello che scandiva apertura e chiusura del passaggio a livello. In questo luogo magico, crocevia da cui si dipartono i percorsi per trekking, mountain bike, speleologia e passeggiate a cavallo, respirando la montagna, si trova l’aura “dei monti Iblei/ a settentrione. Ho percorso il cammino/ arrampicandomi”, canta Franco Battiato scolpendo in una canzone del 1995 questi luoghi dell’anima. Sedici camere, due singole, il resto doppie, una junior suite e una suite, separata dalle altre, nei locali dell’ex casello, e sviluppata su due piani: pianterreno, zona giorno con camino, primo piano, zona notte. Con idromassaggio. C’è anche una camera per diversamente abili. In tutte le stanze frigobar, cassaforte, aria condizionata, tv Lcd, internet. E un’eleganza calda. Di montagna. L’albergo è stato inaugurato il 26 aprile. Simona e Massimo hanno deciso di omaggiare i primi ospiti del 20 per cento di sconto. In 9.800 metri quadri c’è spazio per una bambinopoli, un parcheggio, una sala convegno (www.anticastazione.com).

Escursioni a piedi, a cavallo, in bici, sentieri di corsa campestre, cave, canyon, boschi, un parco naturale, zone attrezzate. Tutto a dieci chilometri da Ibla, la Barocca, a quattro da Chiaramonte Gulfi, la Medievale. Poco più in là l’aeroporto di Comiso e la diga di Santa Rosalia. Per i gourmet un nome, quello dello chef Enzo Mormina, formatosi nelle località di mare e passato con maestria dalla cucina di pesce a quella di carne. Insieme alla giovane brigata di cucina e sala delizierà anche i palati più esigenti, ad esempio per banchetti e conviviali. C’è qualcosa di fatalistico nella vicenda di questa coppia di imprenditori, un pubblicitario formato nelle grandi aziende milanesi lui, una professoressa di lingue già consulente di export internazionale lei. Nonostante le difficoltà che un’impresa così impervia, trasformare una stazione, di una rete “secondaria”, in un albergo, Simona e Massimo ammettono serafici: “Troviamo nell’ostacolo la nostra forza”. La cifra tecnologica della struttura è informata alla sostenibilità ambientale: acqua riscaldata grazie a pannelli solari, parcheggio illuminato con il fotovoltaico, in ogni stanza la raccolta differenziata: vetro, carta, plastica. E quando della plastica bisogna far uso, è riciclata. In tutte le stanze la temperatura è radio controllata, per evitare la dispersione termica. Non sorprende che l’Antica Stazione sia arrivata seconda in graduatoria nel Pit, e sia la prima struttura a essere stata completata. Un’utenza internazionale, da intrecciare con il turismo medio alto isolano.

La presenza di Simona e Massimo in fiera a Londra è sintomatica di questa apertura al mondo. Altra chicca del sito è nella rete di “neviere”, gli antichi frigoriferi in cui i chiaramontani depositavano la neve, vendendola e spedendola, attraverso la ferrovia, ai nobili degli altri contadi. La neve veniva caricata sui vagoni e spedita ai baroni le cui ville erano lambite dalla ferrovia e da queste casupole, depositi di neve, da cui trarre il ghiaccio per antiche granite. Affacciandosi dalle finestre dell’Antica Stazione pare di vedere ancora il “treno di Ciccio Pecora” arrampicarsi per i Monti Iblei, e scusarsi con i passeggeri, di tanto in tanto costretti a scendere per rendere meno ripida la salita.