La sorgente non si troverebbe sulla verticale del vulcano
di Irene Savasta

Catania – Uno studio che rivoluzionerà le nostre conoscenze circa l’origine della sorgente magmatica dell’Etna. La sorgente che alimenta il Mongibello da centinaia di migliaia di anni non si troverebbe sulla verticale del vulcano siciliano, ma un po’ più a est e precisamente in corrispondenza della “Scarpata di Malta”. Sono queste le conclusioni a cui si è giunti in un interessante studio appena pubblicato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dal German Centre for Geosciences (GFZ) di Potsdam e dalle Università di Roma Tre e Catania. La ricerca si basa sull’elaborazione di modelli fisico-matematici che simulano la risalita dei magmi al di sotto della Sicilia orientale negli ultimi milioni di anni, prendendo dunque in considerazione non solo l’Etna ma anche i monti Iblei (vulcani ben più antichi del Mongibello).
E’ stata simulata al computer il percorso di propagazione del magma al di sotto dei vulcani iblei ed etnei e fino al limite crosta-mantello, a circa 30 km di profondità. Le traiettorie del magma confluiscono verso il basso sia per l’Etna sia per i vulcani degli Iblei, in una stessa zona, sottostante la cosiddetta Scarpata di Malta.
I modelli dunque escludono un sistema di alimentazione prettamente verticale al di sotto dei vulcani della Sicilia orientale.
La Scarpata di Malta è inoltre un imponente sistema di faglie sismogenetiche situate poco al largo delle coste orientali siciliane, sotto il Mare Ionio, e capaci di generare terremoti. Le sue faglie si allungano per oltre trecento chilometri producendo, nel fondale marino, una scarpata profonda fino a tremila metri.
Sarebbe stata infatti proprio la Scarpata di Malta ad aver generato, l’11 gennaio del 1693, il devastante terremoto della Val di Noto, il sisma più violento che abbia colpito il territorio italiano negli ultimi mille anni e che ha provocato 54 mila vittime.
© Riproduzione riservata