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09/08/2018 09:42

In Egitto scoperto il formaggio più antico del mondo, ha 3200 anni

E' costituito da un mix di tre tipi di latte: di pecora, capra e mucca

di Irene Savasta

formaggio antico
formaggio antico

E’ stato rinvenuto in Egitto, e precisamente a Saqqara, il formaggio più antico del mondo con una stagionatura di ben 3200 anni. La scoperta è stata fatta da un team italo-egiziano (ricercatori e professori dell’università di Catania e della Cairo University) che ha appena pubblicato uno studio sulla rivista Analytical Chemistry annunciando la scoperta di un pezzo di formaggio – mix di tre tipi di latte: di pecora, capra e mucca – cagliato in Egitto ai tempi dei faraoni. Molto probabilmente, si tratta del più antico residuo solido di formaggio mai ritrovato fin’ora.

La “massa solidificata biancastra” é stata rinvenuta in un’anfora durante gli scavi della tomba di un alto funzionario a Saqqara, a sud del Cairo. La certezza che si trattasse di formaggio fatto con latte “ovino-caprino-bovino” é arrivata attraverso l’uso di indagini “proteomiche” eseguite dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Ateneo catanese.
L’archeo-formaggio era stato destinato al viaggio eterno del proprietario della tomba: Ptahmes, sindaco di Tebe e ufficiale di alto rango durante i regni di Seti I e Ramses II (quindi 1290-1213 avanti Cristo). Il sepolcro era stato scoperto da alcuni cacciatori di tesori nel 1885, ma la sua localizzazione, non essendo stata registrata, è andata perduta sotto le sabbie del deserto del Sahara e riscoperta solo nel 2010 da un team di archeologi dell’Università del Cairo.

L’uso della proteomica in residui di cibo così antichi è ancora un campo largamente inesplorato e potrebbe portare nuovi sviluppi in numerose discipline, dall’archeometria alle scienze forensi, sottolineano all’ateneo catanese.
Il campione del materiale è stato affidato agli scienziati dell’ateneo siciliano che, grazie a un’analisi proteomica, sono giunti a risultati interessanti: il formaggio era stato realizzato con un mix di latte bovino e ovino (di pecora o capra). La caratterizzazione dei peptidi, infatti,  ha permesso di individuare proteine tipiche dei derivati del latte, oltre ad alcune imputabili alla contaminazione umana (proteine della saliva e la cheratina di pelle e capelli).

Inoltre gli studiosi hanno anche rilevato la presenza del batterio Brucella melitensis, responsabile della brucellosi o “febbre mediterranea”. Tale malattia infettiva colpisce soprattutto gli ovini, ma è trasmettibile anche all’uomo, tanto che le sue tracce erano state già osservate su ossa di mummie egizie.