Attualità
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15/12/2007 00:00

Bambini come bersagli di guerra

di Redazione

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Bambini come bersagli di guerra. Danni collaterali di feroci confronti fra adulti che pur di distruggersi l’un l’altro, come alberi rinsecchiti, sbattuti dal vento dell’odio, mandano a marcire quelli che erano e dovevano restare i frutti del loro amore.
Accade oggi, accade stavolta a Ispica. Ma poco importa il quando e il dove, restano i perché senza risposta: le guerre, si sa, azzerano il buon senso. Quello di tutti, anche di chi rappresenta la giustizia. Attorno a una casa, davanti agli occhi di due bimbi confusi e impauriti, si consuma una sorta di assedio a Fort Alamo. E non manca da parte degli assedianti la tentazione di un ignobile atto di forza. All’interno la disperazione di un padre che non vuole rinunciare ai suoi figli, all’esterno la legalità che, non sempre significa giustizia e certamente nulla ha a che vedere con l’amore.
La contesa è piuttosto complicata: mogli e buoi dei paesi tuoi, sosteneva una volta la saggezza popolare. Adesso che globale è tutto, anche l’amore, una pratica di separazione e affidamento dei figli fra Italia e Stati Uniti, è fatica improba. E comunque vada, per quanto ci si possa sforzare, non sarà mai una sentenza equilibrata. E sarà, comunque, un’amputazione affettiva, specie se decine di migliaia di chilometri separeranno i piccoli da uno dei genitori.
In ogni caso l’affidamento di un bambino e il suo «prelevamento» non può essere gestito come l’atto di pignoramento di un ufficiale giudiziario che in nome della legge «arresta» e trasferisce di forza vittime innocenti di una «guerra» non voluta da loro.