Lo stato di decadimento, ancora più rischioso
di Pasquale Bellia


Scicli – Arrivo a Sampieri nel 1976, a fine studi di architettura. Amici portano al Pisciotto ed subito è stato tenerezza tra me e la Fornace.
Ho adottato il manufatto quando a Scicli quel reperto era dimenticato e anche non capito. Nel 1996 ho organizzato e presieduto un convegno sulla storia e il recupero della Fornace, portando personalità accademiche da Milano, Firenze e Roma. Dopo 35 anni di ricerche ho pubblicato – nel 2015 – il libro “Fornace Penna di Pisciotto” che raccoglie notizie e tante riflessioni stilate negli anni sullo stato del manufatto e del luogo. Poi ho prodotto altre due pubblicazioni, delle quali una in lingua inglese.
Ieri, 23 maggio 2019, sono andato a fare visita – per antico affetto – al manufatto, come si va a visitare un parente ammalato. Sono andato in un momento intimo e riservato, senza clamore o presenze altre. Ho trovato lo stato di decadimento ancora più rischioso.
In varie conferenze e presentazioni dei miei libri con tema la Fornace – anche alla Settimana Internazionale della ricerca tenutasi a Firenze, dove ho presentato la ricerca e il lavoro editoriale – ho spiegato le cause e le dinamiche del crollo. In poche righe, in questo intervento, sarebbe troppo lungo da riportare. Però in questa visita ultima, pericolosamente un pilastro centrale del doppio ordine presenta una marcata pressoflessione. Spezzati i diatoni, la frattura passante farà aprire l’appoggio, provocando l’irrimediabile crollo della parte centrale.
Dai confronti sul tema Fornace mi sono messo da parte da tempo, dopo tanto interessamento. Troppa approssimazione e avventatezza. Alla Fornace ho visto troppe scarpe lucide che hanno strumentalizzato il manufatto per altri scopi e non per la salvaguardia. Associazioni e anche singoli, urlare spesso in modo stonato. Tante gole vocianti spesso senza avere cognizioni scientifica del loro dire.
Il recupero della testimonianza poteva essere semplice, ma andava realizzato in maniera appropriata. Non rifunzionalizzazione di nessun tipo, come molti avevano auspicato o sperato in una logica speculativa. No. Tutela e mantenimento della testimonianza, era un fare semplice.
Voglio chiudere con questa riflessione di amarezza, con una considerazione di grande sensibilità da parte di Giuseppe Savà che propose la presentazione del primo libro, il frammento è tratto da “Fornace Penna di Pisciotto: fabrica sacra”, sta su Ragusanews.com, 16 agosto 2015.
“Il siracusano Bellia fa un passo indietro. Chiede scusa agli attivisti che pongono il problema delle risorse pubbliche da investire sul manufatto e ripresenta il problema del metodo scientifico.E dice di voler stare separato. Separato dal dibattito, dalla polemica, dall’impegno politico in senso lato sulla Fornace.
Forse non ricorda che, stando alla ricerca di un altro che come lui non è di Scicli, ma a Scicli ha deciso di vivere, “separatezza” è l’idea primigenia del “sacro”.
E’ sacro ciò che è separato, diviso, intoccabile.
E l’amore dell’architetto per quei luoghi è lo stesso che si ha per la sacralità.
Separata. Intoccabile. Diversa”.
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