Morire di lavoro a 31 anni
di Redazione


Vittoria – C’era la figlioletta di sei mesi, portata nel passeggino, dietro la bara del Padre. Saverio Gilestro, morto fulminato mentre era al lavoro, aveva 31 anni.
A spingere il passeggino il nonno. Saverio lascia la moglie, la figlioletta, i genitori, e un fratello.
In queste ore, a raccontare la storia di Saverio è Piero Gurrieri: “Saverio frequenta Portella della Ginestra, è un bambino buonissimo. Uno studente modello. Angela Maria è una sua insegnante. Quando sei quel tipo di persona bastano quattro parole. Un mio indimenticabile alunno. Lei lo ricorda così. Elementari, medie, gli amici. Ne ha tanti perchè ha un cuore d’oro, una buona parola per tutti. Leale, sincero, affettuoso, dovunque vada lascia il proprio segno. Saverio ha una bella famiglia alle spalle. Persone perbene, dedite al lavoro. Hanno dovuto fare i conti con una tragedia. Carmelo, il fratello di Saverio, è morto a 20 anni. Un incidente stradale, tre giovani vite travolte. Cercano tutti, insieme e dal 2004, di rimettere a posto il mosaico degli affetti e del dolore. Saverio, come papà e mamma, è un elettrotecnico, ama il lavoro, punta a costruirsi una famiglia. Ci riesce, come meglio non si potrebbe. Conosce Morena, la sposa. Una casa insieme, una bacheca insieme “Saverio Morena Gilestro”. Quella delle coppie affiatate, l’uno riflesso dell’altra. Sono bellissimi e trasmettono agli amici e al mondo bellezza. Un amore allietato dall’arrivo di una principessa. La chiamano Vittoria, come la loro città. Ora ha sei mesi. È un qualsiasi 27 febbraio, alle 14 è un susseguirsi di sirene, ambulanze. Il tam tam nei social. Un ragazzo è rimasto fulminato mentre lavorava su un palo elettrico. Chi è. Cautela, iniziali, poi spunta il nome. Saverio, proprio lui. Un destino amarissimo che ritorna su quella famiglia, e su un’altra appena nata, ad andarsene dall’altra parte, prematuramente, sono sempre i migliori.
Ieri ai funerali c’era un feretro bianco, come quello che la pietà umana riserva ai bambini, e una folla immensa per un ultimo abbraccio a Saverio. I suoi amici, i compagni di lavoro, una città che ha proclamato il lutto. Tante lacrime per Lui, strappato troppo precipitosamente ai suoi cari che dal Cielo continuerà ad amare. Tanta rabbia perchè nel 2020 non si può morire di lavoro e invece Saverio è stato l’83mo, e siamo ancora all’inizio di marzo.
Tu che abiti ormai al riparo di Dio e dimori alla sua ombra, riposa in pace”.
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