Rimpallo fino all'ultimo tra governo e Regioni, ma la (mini) decisione è presa
di Redazione

Lunedì sera il nuovo discorso. No, le disposizioni saranno annunciate già la mattina. No, forse slitta tutto a martedì. Il caos regna sovrano a Palazzo Chigi, e non potrebbe essere altrimenti visto il pressing a cui è sottoposto l’esecutivo in queste ore cruciali per il nostro destino. Ma alla fine la decisione è stata presa: non piu’ il coprifuoco alle 21 ma l’individuazione di 3 aree corrispondenti ad altrettanti livelli di rischio, in base a cui chiudere piu’ o meno il rubinetto. Conte ne ha informato la Camera e i cittadini a mezzogiorno, alle 18 il discorso in Senato: Montecitorio e Palazzo Madama voteranno quindi in nottata le risoluzioni di maggioranza e opposizione sul nuovo Dpcm.
Il governo puntava a lockdown locali, a macchia di leopardo, che le Regioni avrebbero dovuto indire in base ai loro focolai. Le Regioni, al contrario, chiedevano misure di carattere nazionale: un minimo comun denominatore che armonizzasse le limitazioni amalgamandole su tutto il Paese, al di là dello specifico indice Rt del loro territorio. Ma non sono state accontentate: non ci sarà un “regime indistinto” valido per tutti a prescindere, ma tre scenari, ancora non meglio specificati. Tra le altre restrizioni, che hanno già l’ok degli amministratori locali, la limitazione (piu’ che il blocco) agli spostamenti in città e tra regioni, la riduzione al 50% della capacità dei mezzi pubblici, la chiusura di mostre, musei e dei centri commerciali nei giorni festivi e pre festivi: provvedimento quest’ultimo già anticipato da alcuni governatori, come l’estensione della teledidattica a sempre più istituti. Non proprio delle grosse novità, insomma, come ci si aspettava.
“Gli interventi saranno uniformi ma, come scritto nel precedente Dpcm – dice il Sottosegretario al ministero del Lavoro, Francesca Puglisi – ciascun ente locale nella propria autonomia può prevedere anche restrizioni ulteriori”. Ha prevalso quindi la volontà di distinguere le regioni che hanno già superato l’Rt 2 da quelle che hanno indici più bassi. “Purtroppo dobbiamo sacrificare la didattica in presenza – aggiunge -, modificandola a distanza per tutte le scuole di secondo grado e si sta discutendo se farlo anche per la terza media”.
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