Attualità
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04/02/2021 09:23

Draghi premier con riserva, se M5S o Lega non ci ripensano si torna al voto

Oggi al via le nuove consultazioni, se non ci riesce Super Mario non ci riesce nessuno

di Giuseppe Gaetano

Draghi premier con riserva, se M5S o Lega non ci ripensano si torna al voto
Draghi premier con riserva, se M5S o Lega non ci ripensano si torna al voto

 Roma – Mario Draghi non ha ancora accettato l’incarico di formare il nuovo governo perché sa che non sarà così facile ottenere una maggioranza stabile in Parlamento. I 5 Stelle tanto per cominciare, si sono dichiarati subito contrario. Il centrodestra è attendista, più per rispetto verso la figura dell’ex presidente Bce che per convinzione di far parte di un nuovo eventuale governo che cambierebbe anche lui “colore”, per la terza volta in meno di tre anni. Lega e Fratelli d’Italia non possono permettere che l’autorevole economista gli sgretoli il consenso fin qui accumulato, con qualche tocco tecnico incontestabile che li azzittisca. Berlusconi invece lo voterà ma oltre a Forza Italia, al momento nel sacco ci sarebbero solo Pd, Iv, LeU e i vari gruppuscoli parlamentari: meno di Conte, che – accusato il colpo – s’è isolato come quello di Montecristo. 

In questo scenario, la verità è che la palla è finita tutta tra i piedi di Matteo 2, Salvini, che per ora non si sbilancia. Non può rompere tutto prima ancora di aver sentito ciò che ha da dirgli Draghi. Come hanno fatto grillini, dimaiani e dibbatistiani in maniera aprioristica, quando finora di compromessi ne avevano già ingoiati di più pesanti. Se Salvini decidesse di appoggiarlo indirettamente con la formula dell’astensione al voto di fiducia – obbligandosi a restare in apnea almeno fino all’autunno, quando potrebbe aprirsi una finestra per le urne – godremmo del variopinto panorama di un governo composto da esterni nei dicasteri chiavi, appoggiato da una maggioranza Pd-Iv-Leu con Lega-FI, e osteggiato da un’opposizione M5S-FdI. Da mettersi le mani nei capelli. L’unica alternativa a una nuova fumata nera è che la gran parte dei pentastellati ci ripensi.

Oggi dopo pranzo partono le consultazioni e andranno avanti minimo per un paio di giorni: difficile, nonostante la fretta, che prima dell’inizio della prossima settimana si delinei un quadro molto più chiaro. Di cosa parleranno? Messa in sicurezza del Recovery Plan, piano anti Covid, misure per lavoratori e imprese: questi in sintesi gli obiettivi, da perseguire in maniera il più possibile tecnica. Draghi non farà altro che ciò che gli ha chiesto Mattarella: traghettare il paese fuori dall’emergenza economica – tenendo in piedi la tenuta sociale – e sanitaria – riassettando la campagna vaccinale – e far arrivare i soldi dall’Europa, che aiuteranno a fare tutto questo. Se non lo sa lui come sbloccarli!

Non avrebbe accettato l’ingrato incarico, a 73 anni suonati e una carriera sfolgorante alle spalle, se non sapesse di potercela fare. Nessuna riforma strutturale, “politica”, inclusa la stessa legge elettorale. Adesso però serve che tutto il Parlamento sia “responsabile”, e lo sia davvero: non perdere altro tempo e riconoscere che in questa particolare congiuntura l’Italia non può galleggiare per il tempo richiesto dall’allestimento della macchina delle elezioni anticipate, mentre intorno il virus falcia vite e posti di lavoro, minacciando di riempire di nuovo gli ospedali da un momento all’altro. E’ l’ultimo governo possibile prima delle urne.