Il governatore«Una cabina doccia». La replica«Non l'ho messa io»
di Redazione

Palermo – C’è chi giura d’aver visto «segnali di fumo» arrivare da palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana: non messaggi di guerra o di distensione, ma vapori di sauna. Nelle stanze che si trovano sopra lo studio di Raffaele Lombardo, restaurato nel 2008, il deputato regionale del Pid, Pippo Gianni, ha individuato tracce di una beauty farm. Lombardo la prende a ridere, e spiega che si tratta di una inservibile cabina doccia che sputa fumo da ogni parte, tanto che a usarla, dice da medico, c’è il rischio di beccarsi un’otite. L’oggetto incriminato, secondo il governatore, esisteva già ai tempi del suo predecessore Totò Cuffaro. Polemica rientrata? Neanche a parlarne: in serata l’ex presidente della Regione ed ex amico di Lombardo manda una nota per dire che ai suoi tempi nel palazzo non c’era alcuna sauna, e neanche una doccetta. Le cronache dell’era cuffariana riferiscono che nel pieno della crisi idrica in Sicilia, nel 2003, Cuffaro fece il suo «spot» per invitare gli isolani a non sprecare acqua, rivelando che lui, spartanamente, non andava oltre una rapida doccia. Evidentemente a casa. Non certo in vena di carinerie, Cuffaro apostrofa Lombardo chiamandolo «Arrafaele» e lo descrive come «uomo notoriamente molto previdente: conscio che i siciliani presto lo avrebbero mandato a farsi un bagno, non mi stupisce che abbia fatto realizzare sauna e doccia e, secondo qualche ascaro diffamatore, pure un bel tapis roulant. Sono comunque certo che non si riferisse a me e che non pensi che si tratti di una mia eredità. Se lo fosse stata avrebbe seguito la sorte di tutte le altre, prontamente rottamata in nome delle riforme e del rinnovamento. Invece mi risulta che la doccetta o sauna che dir si voglia, sia un articolo molto apprezzato dal presidente».
L’ironia non manca in casa Pid: Pippo Gianni, che l’altro ieri sera al Tg1 ha lanciato strali contro Lombardo, ieri ha spiegato che il governatore non ha gradito l’intervento anche perché «le immagini televisive erano appannate: in quel momento, mi risulta, era dentro la sauna per eliminare le tossine del suo malgoverno». Ma non solo la sauna avvelena il clima politico siciliano: ieri Alessandro Aricò, deputato di Fli, partito alleato di Lombardo, in una (involontaria?) par condicio denigratoria se la prende con il presidente dell’Ars Francesco Cascio, Pdl, che qualche settimana fa ha sciolto la commissione per la riforma dello statuto siciliano, un organismo che in due anni e mezzo era costato 166 mila euro e che nel 2010 aveva lavorato 7 ore. Aricò ha tirato fuori un sms del presidente dell’Ars, nel quale Cascio scrive che «I rapporti personali non c’entrano e te lo dimostrerò. Sono stato sempre serio con voi e voi non con me. Non funziona così nella vita, ringrazia Pippo Scalia». Lo Scalia del criptico sms è il deputato nazionale e coordinatore siciliano del partito di Fini. Cascio si chiede «come un messaggio inviato diverso tempo fa sia stato conservato per essere letto pubblicamente solo ora». Non si può dire che sia acqua passata, perché in Sicilia, tra saune e rancori, l’acqua conserva la sua memoria.
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