Cultura
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05/05/2021 22:33

Attorno a Van Gogh, otto pittori a Padova, c’è Cetty Previtera

"Van Gogh. I colori della vita", nel Centro San Gaetano a Padova. Mostra a cura di Marco Goldìn

di Redazione

Attorno a Van Gogh, otto pittori a Padova, c'è Cetty Previtera
Attorno a Van Gogh, otto pittori a Padova, c'è Cetty Previtera

Padova – Nel Veneto zona gialla è stata inaugurata il 26 aprile a Padova la mostra curata da Marco Goldìn, “Van Gogh. I colori della vita”. La mostra, ampia e di grande qualitaÌ€ per le opere che vi sono contenute, provenienti da diversi musei internazionali – nel Centro San Gaetano a Padova, “mi ha suggerito la possibilitàÌ€ di tornare a lavorare anche sul versante della pittura contemporanea -scrive Goldìn-. L’ho fatto per tanti anni, potrei dire per tutta la vita e anzi in mezzo agli artisti ho sempre vissuto, frequentando i loro studi e raccontando le loro storie in pagine e pagine scritte e in esposizioni tanto numerose. Da un certo momento in avanti tutto questo eÌ€ diventato l’accompagnare soprattutto vaste rassegne sul piùÌ€ grande Ottocento. Mi piaceva far sentire come quel respiro, quell’emozione dello sguardo avessero continuato a non venir meno”.

La mostra “Otto pittori e i colori della vita” lega otto artisti, donne e uomini in Italia, a Vincent van Gogh. Si tratta di Laura Barbarini, Franco Dugo, Attilio Forgioli, Matteo Massagrande, Cetty Previtera, Giuseppe Puglisi, Laura Villani, Piero Zuccaro.

La mostra Attorno a Van Gogh, aperta negli spazi bellissimi del Centro San Gaetano a Padova dal 26 aprile al 6 giugno, offre a tutti l’esito del lavoro di questi otto artisti. “Si eÌ€ svolto tra la seconda parte del 2019 e l’inizio del 2021, sempre con opere appositamente realizzate per questa circostanza -prosegue il curatore-. Sono stati capaci di uscire dal giogo dell’imitazione, anzi non ne hanno mai provato la necessitaÌ€, presi piuttosto dal restituire quel fiato di vento che hanno sentito scendere dalle montagne del destino. O vibrare in mezzo ai campi di grano, magari sotto un cielo stellato. Hanno sentito che si puòÌ€ fare ancora pittura come dichiarazione d’esistenza e d’amore”.

Fra gli otto anche la siciliana Cetty Previtera, allieva di Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro. “Ho dipinto pensando alle montagne dipinte da Vincent Van Gogh -scrive Cetty-. Esse appaiono in tanti suoi quadri di paesaggio, vibranti e cariche di colore. Sono le Alpilles, la catena montuosa che lui vedeva dal suo ricovero a Saint-Remy. Cime, orizzonti aguzzi o morbidi, cave, cieli e rocce. Io ho qui di fronte a me il grande vulcano Etna, che è la mia Montagna. Ho così iniziato ad osservare il mio paesaggio cercando spunti per legare la visione pura e forte di un pittore grandissimo, alla mia pittura. Ho iniziato a scrutare da vicino ogni pennellata di Vincent, la sua pittura che non è un racconto formale, ma è un racconto di ciò che accade ai colori nello stare vicini, nel sovrapporsi, nell’allontanarsi. Ho imitato, per conoscerle, le pennellate, sempre decise e lunghe e dense, di Vincent, le forme, per carpirne il significato in natura.

Ho percorso con lui i sentieri dentro i quadri, ho incontrato donne, alberi, covoni, contadini, rocce, cespugli, acqua. Ho dipinto queste montagne raccolta nel mio studio, intervallando la pittura con passeggiate durante le quali ho cercato la possenza, i confini col cielo, l’aria tutta del paesaggio, cercando di vedere come Vincent. Ho trovato persino una punta di montagna, sui Peloritani, tanto uguale alla punta del monte Gaussier! Ho preso pezzi dei suoi paesaggi e ne ho fatto scorci nuovi, mi sono data la possibilità di accogliere sulle tele nuove realtà. Ho preso gusto nello stare in quei luoghi. Ho amato stare dentro il burrone, la discesa in quella profondità sicura e accogliente come una madre, un luogo in cui ritrovarmi con le mie cromie spesso indecise e cangianti. Sono stata con Vincent di fronte alle grandi vedute, in mezzo a macchie grandi di colore. Alcune volte questi paesaggi di montagna sono diventati come il mare che io vedo da qui, dando le spalle alla Montagna. Sono diventati blu.

Mentre dipingevo leggevo le sue lettere e ci trovavo il suo pensare puro della pittura, fresca e diretta a nient’altro che a sè stessa. Molto spesso ho giocato. Ho trovato che alcuni paesaggi avessero un richiamo giocoso, i colori e le forme alcune volte si sono trasformati in luoghi di spensieratezza. Ho sentito, spesso, il dramma e il gioco della pittura. Il piacere, la necessità e il dolore. Ho inseguito il mio bisogno di astrazione, ho trovato nelle cave e tra le rocce la possibilità di grandi superfici aperte a forme e colori, a punti e linee. Dipingo sempre partendo dalla realtà. Questa volta ho dipinto partendo dalla realtà di Vincent, e l’ho trovata sincera”.