Per rendersi conto di cosa sia veramente un postribolo non occorre armarsi di vocabolario durante la telefonata di Berlusconi a Gad Lerner
di Redazione

Noto – Se a Noto la stazione fosse ancora in esercizio, questa storia potrebbe iniziarsi come la canzone di Fabrizio de Andrè. Quella dedicata a una certa «Bocca di Rosa», una signorina che appena scese alla stazione del paesino di Sant Ilario, «tutti si accorsero che non si trattava di un missionario». Ma insomma anche senza stazione questa storia di sicuro non ha a che fare con un missionario. Lido di Noto, una villetta si affaccia sulla spiaggia e sul mare. È battuta dalla salsedine. E non solo. Dentro, per qualche settimana, si è celebrata la più triste delle professioni. La più antica. Quella. Quella che scatenò la furia delle donne di Sant’Ilario che nel giro di poco tempo pensarono bene di far riaccompagnare, dai carabinieri, «Bocca di Rosa» alla stazione. E dove a salutarla c’erano tutti gli uomini del paese: «con gli occhi rossi e il cappello in mano». Quella che si celebra dietro le vetrine di Amsterdam e che, fino a qualche tempo fa, si celebrava lungo i vicoli di San Berillo a Catania. Di cui è piena la letteratura delle nostre parti da Brancati a Ercole Patti. Compresa la cronaca. O quella che si celebra, per non andare troppo lontano, a uno dei bivi per San Paolo, sulla Noto-Rosolini, dove da qualche tempo due donne, con tacchi, calze a rete e una sedia, attendono che qualcuno si fermi. Perché per rendersi conto di cosa sia veramente un postribolo non occorre armarsi di vocabolario durante la telefonata di Berlusconi a Gad Lerner, è sufficiente fare un giro in macchina poco fuori Noto. Per scoprire che in fondo queste sono storie tristi. Sempre. E non fa differenza che una donna si agiti dietro una vetrina, su una sedia lungo una statale, o scenda alla stazione di Sant’Ilario o a quella di Noto.
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