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16/06/2007 06:49

I texani rinunciano alle trivellazioni in Val di Noto. E a Scicli

di Redazione

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“La Panther Oil ha comunicato oggi alla Regione di aver rinunciato alle trivellazioni in tutto l’abitato della città di Noto, in tutto il sito Unesco e nell’intera area di Noto Antica, oltre alla porzione di area vicina alla zona sud-est della riserva di Vendicari”.
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, a Palazzo Chigi, nel corso della conferenza stampa di presentazione della riapertura della Cattedrale di Noto.
“Coerentemente alla strategia di sviluppo orientata al turismo e ai beni culturali, la Regione siciliana, rispetto all’annosa vicenda delle autorizzazioni ricevute da alcune società per la ricerca di gas nelle aree del Val di Noto, ha messo in campo una continua azione di diniego assoluto a qualsiasi tipo di trivellazione.
La società – ha aggiunto Cuffaro – ha trasmesso oggi alla direzione del Corpo regionale delle miniere la rinuncia all’esecuzione degli scavi nell’intero sito tutelato dall’Unesco, con annessa buffer-zone, e in tutta l’area della città di Noto nuova e antica”.

La società texana Panther Oil ha comunicato al Corpo siciliano delle miniere che rinuncia alle trivellazioni in un’area di 86 chilometri quadri del Val di Noto, su una superficie complessiva destinata alle ricerche petrolifere di 746 chilometri quadri.
L’area risparmiate alle trivellazioni è quella sottoposta alla tutela dell’Unesco e alcune zone cuscinetto.
Da quanto si apprende i comuni interessati ai “tagli” sono Noto (21 chilometri quadri), Ragusa (17), Modica (9), Scicli (1), Caltagirone (23) e Palazzolo Acreide (un chilometro quadro).
Nel resto del territorio le trivellazioni andranno avanti. La Panther Oil ha ricevuto nel 2004 dalla Regione siciliana le concessioni per la ricerca. Nei giorni scorsi lo scrittore Andrea Camilleri aveva lanciato un appello, con un intervento su Repubblica, affinché le concessioni fossero ritirate.

LA CATTEDRALE SARA’ INAUGURATA DA PRODI LUNEDI’ “Una resurrezione, più che una ricostruzione, nel nome della fede, della cultura e di un sano meridionalismo. Insomma: se non proprio un miracolo, poco ci manca”: non ha nascosto il suo entusiasmo mons. Giuseppe Malandrino, il vescovo della cattedrale di Noto, che torna al suo splendore da lunedi, quando verrà inaugurata con una processione e una messa solenne dalle autorità ecclesiastiche (il presidente della Cei Angelo Bagnasco, il Nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello), e dal Presidente del Consiglio Romano Prodi.

L’importanza dell’operazione durata sette anni e costata circa 40 milioni di euro è stata illustrata oggi a Palazzo Chigi da Guido Bertolaso, direttore della Protezione civile, alla quale il primo governo Prodi affidò la ricostruzione; dal presidente della Regione Totò Cuffaro, e dal prefetto di Siracusa e commissario per la ricostruzioneBenedetto Basile. A commentare l’evento anche un super siciliano doc come Andrea Camilleri, che in una dichiarazione video ha osservato che non si tratta solo di un’opera benedetta dai fedeli e utile al turismo, ma anche di un “monumento della nostra civiltà, che rappresentà la storia e l’identità italiana”. I terremoti, i crolli “sono impossibili da prevedere; ma altri guasti al territorio come quelli derivanti dalle trivellazioni petrolifere, quelli si possono evitare!” ha detto, senza sapere ancora che la società petrolifera Phanter ha rinunciato proprio oggi ai suoi piani di ricerca.

La cupola di San Nicolò, già danneggiata dal terremoto del 1990, crollò nella notte fra il 13 e il 14 marzo 1996. A quell’ora l’edificio era chiuso – il comune aveva già sospeso il culto – e non ci furono vittime. Il cedimento, causato dall’esplosione di uno dei pilastridella navata di destra, riempito da pietre di fiume, interessò quasi un terzo dell’edificio. Un effetto domino coinvolse gli altri pilastri, facendo crollare le macerie in un’area di oltre mille metri quadri. “Un crollo annunciato”, denunciò la Protezione Civile. Due indagini aperte dalla magistratura si sono concluse con una condanna, confermata dalla Cassazione, ad un anno e mezzo di reclusione per ‘crollo colposo’ nei confronti dell’ex responsabile tecnico della Soprintendenza urbanistica di Siracusa, Francesco Santalucia. Nel frattempo si procedeva alla ricostruzione, prima della quale sono stati necessari però anni di scavi, in cui furono recuperati 5.656 conci, alcuni reimpiantati nella struttura originaria.

La ricostruzione è cominciata nel gennaio del 2000, affidata ad un gruppo di imprese composto dalla Donati Spa di Roma, capogruppo, dalla Carchella Spa e dalla Società appalti costruzioni. Grande attenzione è stata riservata ai materiali: i restauratori hanno impiegato quelli dell’epoca, come la calcarenite bianca, assemblati però con tecniche antisismiche. Sono risorti così la navata centrale, quella di destra, il transetto destro, il tamburo, la cupola e la lanterna. Ma non solo: sono stati ricostruiti con tecniche antisismiche anche i pilastri di sinistra, risparmiati dal crollo.