Grandissima Testa di Turco di Vittorio Sgarbi, prenota l'aereo, il Gioia uscirà
di Redazione


Scicli – Parla dalla sua stanzetta, con una antica foto del Cristo Risorto di Scicli alle spalle padre Ignazio La China, vicario foraneo del vicariato di Scicli (ovvero Vescovo supplente a Scicli), additato da Vittorio Sgarbi come l’uomo del No, che, contravvenendo alla sommessa volontà del Vescovo di Noto, Monsignor Antonio Staglianò, ha creato un vulnus, una ferita. A Scicli la festa del Cristo Risorto, il Gioia, l’Uomo Vivo, non si farà, mentre nella Modica a 9 chilometri di distanza festeggeranno prima la Madonna Vasa Vasa, e poi persino il Santo Cavaliere, San Giorgio.
Dopo giorni di no alle richieste di interviste, di telefonate senza risposta, di messaggi su Whatsapp: “lei chi è?” “Sono la giornalista di…”. “Mi spiace, non ho nulla da dichiarare”, padre Ignazio La China, teologo, profondo conoscitore delle Scritture nella lingua in cui sono state scritte, si pone davanti a un videofonino, e spezza il sortilegio. Parla. E dice “capra, capra, capra”, a Vittorio Sgarbi.
Mai sceneggiatura sarebbe stata più incredibile, ma Scicli è difficile da spiegare. E così il sacerdote, l’intellettuale, l’autore di libri e di ricerche storiche certosine, lungi dal parlare di Covid, di prevenzione pandemica, di responsabilità degli organizzatori della festa di fronte a una situazione sanitaria incerta e obiettivamente al limite, sciorina riflessioni su tutt’altro: la processione falloforica (per chi non lo sapesse, è la statua del Cristo identificata con l’organo genitale maschile), il Cristo icona gay, la fascinazione sessuale attorno a ciò che noi crediamo Dio.
Padre La China elenca i suoi meriti: appassionato storico locale, conoscitore delle fonti, autore di libri che nessuno compra e quasi nessuno ha mai letto, ma fondamentali per capire la storia antica, e anche quella più recente, di Scicli, intellettuale in grado di scrivere e circoscrivere l’ambito del sentimento religioso e popolare della Scicli che fu e di quella che è, nonostante la disneyzzazione del Cattolicesimo. Ignazio La China si arrampica, graffia, difende il proprio lavoro, ricorda di essere stato un idolo dei portatori, premiato, osannato, oggi vilipeso. Ingiustamente.
E accusa chi “per un pugno di dollari”, ovvero “di voti”, vuole scambiare la facile popolarità della festa per il consenso. Si copre la spalle, ben sapendo dell’antica amicizia di Sgarbi col Vescovo Staglianò: “Io parroco irriverente e irrispettoso del Vescovo?”, sembra dire La China…Giammai! La China forse immagina che il Vescovo e Sgarbi si sentano, che possano condividere pensieri, mai parole, ma anche solo pensieri. E allora ricorda di non essere affezionato ai soldi, che se mostra in video i propri libri non è certo per pubblicità, ma per rispetto della storia. Della verità.
Dopo 24 minuti di autodifesa, in cui non si parla mai di scelte dei prelati, di pandemia, di Covid, di pericoli sanitari, Padre Ignazio La China annuncia che la decisione se fare la Festa è demandata ai sacerdoti di Scicli (ma non aveva deciso lui per tutti, e forse a insaputa di qualcuno?) e con una resistibile ascesa di orgoglio lascia trapelare il fatto vero: il Gioia uscirà.
Caro professore Sgarbi, grandissima testa di turco!, ora le tocca portare il Gioia a spalla. Ragusanews la aspetta. Alla prova del fuoco e della Fede in Dio.
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