Alla scoperta della città degli Statella
di Paolo Nifosì
Ispica – Il primo itinerario della Passeggiate barocche a Ispica ha inizio con la chiesa dell’Annnunziata, tra le più significative architetture del Settecento ibleo, ricca di opere di pittura e di scultura di notevole interesse.
La città a causa del terremoto del 1693 abbandona il Castello e trasferisce alcuni quartieri sul colle Calandra. Un intervento urbanistico di nuova fondazione con una maglia regolare, mentre alcuni quartieri, quelle del Carmine, quello di Santa Maria del Gesù saranno ricostruiti nello stesso sito. La chiesa dell’Annunziata si trovava nell’area del Castello degli Statella, nello sperone della “Forza”, e possiamo considerarla come la chiesa dei Marchesi. Al suo interno si trovava la tavola cinquecentesca con l’Annunciazione e probabilmente ance la tela secentesca con Sant’Andrea Avellino.
Dopo il terremoto del 1693 si decide il trasferimento della chiesa con un impianto basilicale a tre navate. Sarà un cantiere complesso e tormentato durante tutto il Settecento ed il primo Ottocento. Se infatti l’impianto vede la luce tra la fine del Seicento e i primi del Settecento saranno documentati lavori per l’intero secolo, con ricostruzioni ed ampliamenti tra primo Settecento e secondo Settecento. Anche gli altari laterali, quelli del transetto e quello dell’abside sono frutto di più tempi, e se alcuni possono essere collocati nella prima metà del Settecento, altri sono del tardo Settecento se non del primo Ottocento. Il risultato è alquanto composito con esiti tardo barocchi ed esiti neoclassici. La fisionomia definitiva col ciclo di stucchi di Giuseppe Gianforma junior si riferisce al secondo decennio dell’Ottocento, secondo moduli neoclassici. Il Gianforma, attivo a Catania negli stessi anni, farà tutta la serie di altorilievi in stucco e tutti i motivi geometrici, mentre le decorazioni dei cupolini laterali saranno realizzati nei decenni successivi. Non solo Giuseppe Gianforma ma anche lo zio Giovanni Gianforma sarà presente nella chiesa con la realizzazione degli altari del transetto. Nella stesura definitiva saranno collocati nella chiesa alcune tele, tra cui va segnalata la tela dell’altare maggiore raffigurante l’Annunciazione, attribuita a Vito d’Anna, tra i più importanti pittori del Settecento siciliano. Non prive di interesse sono altresì le sculture di San Vito e di San Vincenzo Ferreri, e l’urna reliquiaria del 1739.
Si diceva delle disavventure durante tutto il Settecento: non andranno a buon fine gli interventi decorativi di Giuseppe Gianforma senior e del figlio Giovanni. Non andranno a buon fine i progetti dell’architetto Francesco Paolo Labisi, di Noto, di cui ci restano bei disegni per l’interno della chiesa.
Anche per la facciata ci saranno problemi. Quella del Settecento verrà demolita nel secondo Ottocento, per far posto al’attuale, mentre da sottolineare il semicerchio delle logge che asseconda il ritmo della facciata, un intervento che rimanda a quello antistante la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nella sagrestia due ritratti riferibili ai Marchesi Statella, l’Annunciazione degli anni quaranta del Cinquecento e il Sant’Andrea Avellino.
Nell’itinerario dopo aver dato uno sguardo alla chiesa di Sant’Antonio Abate, architettura minore con elementi secenteschi ed elementi settecenteschi, all’ oratorio della Sciabica, la cui facciata mantiene elementi architettonici di memoria tardogotica, ci si soffermerà sulla piccola chiesa di Sant’Anna nel cui interno si trovano finte architetture rococò, un intervento quadraturista che illusionisticamente dilata lo spazio. Peccato che non vi sia collocato il dipinto dell’altare centrale con la Madonna del Rosario, santi domenicani e regnanti di Spagna, oggi conservato in sSnta Maria Maggiore, un’opera del secondo Cinquecento, di particolare interesse documentario per la serie di ritratti che vi si trovano dipinti.
L’itinerario si conclude con la chiesa del Carmine, un’architettura con stratificazioni storiche tra Cinquecento e Settecento, con una facciata in cui i tre secoli suddetti sono presenti. Molto interessante l’interno ricco di altari e di stucchi barocchi. Di particolare interesse la tomba del ve. Salvatore Statella, promotore della riforma carmelitana siracusana, un bel pulpito ligneo secentesco e diverse tele del Settecento.
Nella foto, lo stemma della famiglia Statella
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