Spunta video di un passeggero. L'esperto: «Disorientamento spaziale, poi lo schianto»
di Redazione

Reggio Emilia – Disorientamento spaziale: potrebbe esserci questo dietro il mistero dell’elicottero scomparso giovedì con 7 persone a bordo e ritrovato nella tarda mattinata odierna sul monte Cusna, cima di 2.121 metri dell’appennino di Reggio Emilia. Sono stati individuati un cratere, i rottami del velivolo e i resti dei passeggeri.
Si tratta di una zona più a nord di quella interessate dalle ricerche. Ed è stato un escursionista a segnalare quei rottami tra il Rifugio Battisti ( a quota 1761 metri) e il rifugio Segheria 1.410 metri), dove sono ora diretti gli elicottori dei ricercatori. Il monte Cusna ospita anche la stazione sciistica di Febbio.
L’equipaggio di un elicottero HH 139 del 157mo stormo dell’Aeronautica militare ha poi individuato alberi bruciati e rottami.
Senza più speranze di trovare superstiti, all’alba di oggi erano ripartite per il terzo giorno le ricerche dell velivolo svanito giovedì mattina sull’appennino tosco-emiliano. L’Agusta Koala dell’Avio di Thiene pilotato dal 33enne padovano Corrado Levorin è decollato con sei passeggeri turchi e libanesi (Kenar Serhat, Cez Arif, Ilker Ucak, Erbilaltug Bulent, Chadi Kreidy e Tarek El Tayak, imprenditori del settore cartario) da Tassignano (Lucca) facendo rotta per Castelminio di Resena (Treviso) dove però non è mai arrivato. L’ultimo contatto indiretto riguarda i segnali del cellulare del pilota agganciati a “celle” che indicano Pievepelago, comune modenese al confine con la Garfagnana in Toscana.
Il video del passeggero
A proposito delle condizioni meteo, la Gazzetta di Modena scrive che il figlio di uno dei due imprenditori libanesi a bordo ha ricevuto un breve video in cui si vede l’elicottero volare in un fronte temporalesco.
C’è poi un testimone che ha riferito del passaggio del rosso velivolo monomotore diretto a nord est ma – forse – non proprio in linea con quello che è il tragitto più logico. Una deviazione forse dovuta al tentativo del pilota di evitare un fronte temporalesco che riduceva la visibilità, ma poi non c’è un parere unanimo sulle condizioni meteo.
“Ecco, a proposito di testimoni – dice Roberto Gianaroli, pilota e presidente dell’Aeroclub Pavullo che opera sull’aeroporto civile statale “Paolucci” – si figuri che c’è qualcuno che ha detto ai carabinieri che quell’elicottero nei giorni scorsi ha fatto scalo anche da noi (Pavullo nel Frignano, Modena) scaricando persino dei passeggeri. Una circostanza del tutto irreale come è stato facile verificare. Sì, ho letto anche di quel testimone che dice di aver visto quel Koala, ma poi da terra come si fa a stabilire che rotta seguisse? La verità è che non sappiamo proprio nulla di quello che è accaduto. Anche l’aggancio delle celle telefoniche aiuta fino a un certo punto: in un minuto quell’elicottero a velocità di crociera (240 kmh, ndr) si sposta parecchio”.
Un mistero fitto come la vegetazione che in questo periodo copre la zona delle ricerche che “tocca” circa 5 province, oltre 200mila ettari in gran parte poco trafficati anche dagli escursionisti, soprattutto sul versante toscano con cime che superano i 2mila metri.
Finora sono stati schierati almeno 10 elicotteri: Vigili del Fuoco di Bologna e Arezzo, Aeronautica Militare di Cervia e Pratica di Mare, Guardia di Finanza di Pisa e di Pratica di Mare. Sul terreno oltre cento persone esperte di quelle vallate: Vigili del Fuoco, Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Carabinieri, Guardia di Finanza, volontari della Protezione civile regionale. Due basi: una a Pievepelago, l’altra a Frassinoro, nella frazione di Piandelagotti, sempre in provincia di Modena. Viene usata da ieri anche la campana-sonar (quella impiegata per i dispersi sotto le valanghe).
Uno schieramento imponente per cercare una “macchina” importante, un Agusta AW 119 monomotore, un velivolo di prim’ordine, potente, affidabile, con un’ottima avionica (strumentazione) a cui comandi c’era un pilota ritenuto esperto. Non si tratta insomma di un ultraleggero che tenta di attraversare le Alpi e finisce in fondo a un crepaccio. Di fatto, di “scomparse” come queste non se ne ricordano nello scenario italiano.
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