Giudiziaria
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11/07/2022 07:21

Sharm, Andrea Mirabile: il botulino, il referto, i video, il menù e la gita

La madre chiusa in un muto dolore, l’avvocato: “In Egitto insinuano che avrebbero mangiato altrove e stessero male già da tre giorni”

di Giuseppe Gaetano

Sharm, Andrea Mirabile: il botulino, il referto, i video, il menù e la gita
Sharm, Andrea Mirabile: il botulino, il referto, i video, il menù e la gita

 Palermo – Mercoledì al Policlinico di Palermo la seconda autopsia sul corpo di Andrea Mirabile, che accerterà le cause del decesso del piccolo in tempi molto più rapidi di quella egiziana: all’esame parteciperanno un medico legale, un infettivologo e un allergologo scelti dall’avvocato della famiglia, Gabriele Giambrone, titolare di uno studio internazionale con sede in tutta Europa e a Tunisi. Tra i sospetti, c’è che possa esser stato un caso di botulismo a risultare fatale al bambino di 6 anni in vacanza coi genitori a Sharm el Sheik. La madre Rosalia Manosperti, 35enne incinta al quinto mese di una bimba, è stata dimessa dal reparto di Ginecologia dopo che le ecografie hanno escluso problemi alla gravidanza a causa della stessa presunta intossicazione alimentare che ha invece ucciso il figlioletto e mandato in rianimazione il marito Antonio.

Il 46enne è tuttora ricoverato in Medicina interna: lentamente migliora ma resta grave, riferiscono i medici, cercando di “capire che cosa abbia scatenato questa reazione” così violenta nel suo organismo. “Un riscontro più chiaro lo avremo nei prossimi giorni – avvisano -, quando potremo valutare gli effetti delle terapie”. La donna è chiusa in un doloroso silenzio e non parla neppure con i familiari: “È sotto choc e ha ricordi molto confusi sui giorni precedenti alla morte di Andrea”, dice il suo legale. Anche per parlare col coniuge gli inquirenti siciliani dovranno attendere che si ristabilisca: naturalmente, entrambi (insieme nella foto) sono ancora scioccati da una perdita inconcepibile. Intanto è giallo sul referto rilasciato dall’ospedale «Pyramids» di Sharm.

Andrea è morto sabato 2 luglio “nel giro di 36 ore” aveva riferito lo zio materno, in costante contatto telefonico con la coppia.  Nella relazione dei sanitari egiziani, invece, si legge che la donna ha riferito che tutti e tre hanno cominciato a star male già da martedì 28 giugno, cioè tre giorni prima di rivolgersi alla guardia medica dell’hotel. Una ricostruzione smentita categoricamente dalla Manosperti, che ha raccontato al fratello di esserci andata per la prima volta venerdì 1 luglio, subito dopo la comparsa dei primi sintomi: diarrea e vomito. Del resto se fosse stata davvero intossicazione alimentare, come appare dai malori sviluppati dalle vittime, come avrebbero potuto resistere tutto quel tempo senza rivolgersi a qualcuno?

“Non vorremmo – dice Giambrone – che dicendo che la coppia ha perso tempo prima di chiedere aiuto, si tentasse di esonerare i medici egiziani dalle loro responsabilità e si cercasse di affermare che la morte del bambino sia quasi colpa dei genitori che hanno ritardato l’intervento”. Per questo ha “chiesto al Sultan di non cancellare e di consegnarci le immagini girate dalle telecamere dei ristoranti, per ricostruire gli spostamenti della famiglia e dove hanno consumato i pasti. Due sere prima di stare male – svela – i signori hanno mangiato alla carta e non al buffet, questo spiegherebbe perché solo loro nel resort si sono sentiti male”.

La richiesta di acquisire i filmati dell’impianto a circuito chiuso – oltre ad appurare quali pietanze abbiano effettivamente ingerito di quel menù – servirà proprio a dimostrare che madre, padre e figlio erano in buone condizioni fino a giovedì sera, tanto da cenare al ristorante à la cart anziché consumare riso in bianco in stanza. “Già mi dicono che gli egiziani parlano di un video di una gita in barca della famiglia – aggiunge l’avvocato -, insinuando tra le righe che potrebbe esser stata questa l’occasione in cui avrebbero mangiato il cibo poi causa di intossicazione: speriamo che non ci siano tentativi (da parte della stessa magistratura egiziana, ndr) di coprire responsabilità, ma che si lavori insieme (procura di Sharm e di Palermo, ndr) per accertare la verità”.

Nel frattempo sono stati posti i sigilli all’ambulatorio del resort, a cui si erano rivolti per curarsi, sentendosi ribattere di stare tranquilli e aspettare che la flebo facesse effetto. “La mia assistita, peraltro, non parla l’arabo e in ospedale non c’era nessun interprete”, sottolinea il legale. È la sua ultima dichiarazione: “La famiglia ha chiesto silenzio e rispetto del proprio dolore – spiega -, tenuto conto della pressione mediatica che si è creata ritiene che qualsiasi forma di speculazione sulle cause del decesso sia prematura. Pertanto i genitori hanno deciso di non rilasciare o far rilasciare più dichiarazioni, sino a quando non ci saranno notizie ufficiali e rilevanti”.