Cultura
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29/08/2011 10:17

E Chiaramonte diventò Gulfi: bella, e serena

“Il balcone di Sicilia”

di Saro Distefano

Chiaramonte Gulfi dal cielo
Chiaramonte Gulfi dal cielo

Chiaramonte Gulfi – Sono trascorsi esattamente 130 anni da quando si decise di aggiungere Gulfi al nome della cittadina di Chiaramonte. La decisione venne presa per ricordare l’antico abitato, quello costruito in epoca araba (in lingua araba Gulf significa “terra bella, serena”.) dopo che gli stessi califfi, lanciati alla conquista dell’Isola, avevano distrutto la ancora più antica Acrillae, fondata dai Romani dopo la conquista di Akrillai, ancora più antica, perché sub-colonia di Siracusa ellenica, settecento anni prima di Cristo.

Quella di un secolo e passa fa – secondo me – fu una giusta decisione, non foss’altro che per distinguere questa nostra cittadina montana, detta anche “il balcone di Sicilia” per motivi che è inutile quanto intuitivo ricordare. E poi perché l’unione dei due nomi rende giustizia alla Storia, ricordando quel Manfredi Chiaramonte conte di Ragusa e Modica e il passato antichissimo della cittadina che ha oggi oltre ottomila abitanti ma che solo ottanta anni fa ne contava quasi il doppio.

Singolare ed affascinante la vicenda storica di questo paese che guarda gli altri del circondario dall’alto di quasi settecento metri di quota. Chiaramonte Gulfi è cittadina che ha un fascino tutto suo, che si scopre sempre, quando si può andare, e soprattutto durante l’estate, quando gli snob la raggiungono per fuggire dalla folla ormai totalmente impazzita delle spiagge e dei locali dove l’obbligo è alcol e divertimento.

Chiaramonte Gulfi ha una sua caratteristica, che si riesce a comprendere poco, a meno di non frequentarla a lungo: la nobiltà. Certo, gli proviene, questa sua propria caratteristica, dall’essere stata la favorita di quel conte normanno che gli da nome, ma anche e soprattutto dalla nobiltà dei cittadini che dei montanari hanno lo sguardo cupo, il parlare soffocato, la prudenza. Ma nel contempo hanno, dei montanari, il sacro vincolo dell’ospitalità, i ritmi di vita, l’aria pura nei polmoni.

Io non so, in tutta onestà, se il merito è della salsiccia o dell’olio, dell’aria fresca anche in estate o della camminata in perenne pendenza, dello sguardo che si allarga e con esso anche il cuore o della giusta, perfetta sintesi tra la cittadina a misura d’uomo dove tutti si conoscono ma non si pestano i piedi, dove hanno costruito otto musei e dove – cascasse il mondo – ogni anno il 14 agosto si organizza la celebre festa alla villa Comunale, ricordando Gesualdo Bufalino e la società da lui descritta, quella mite, dolce e serena dove il massimo dell’osare era il pettegolezzo. Non lo so quali siano gli ingredienti della formula. Certo conosco i risultati: i chiaramontani vivono a lungo, hanno una elevata età media, e alla vecchiaia arrivano, in tanti, e tutti freschi e rosei in faccia.

Viva Amabile Guastella, viva Rabito, via Divita, viva il porco che a Chiaramonte si magnifica.