Cronaca
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05/09/2022 12:28

Due ragazzini morti di sete su un barcone al largo di Malta

4 dispersi in un naufragio davanti alla Tunisia, 2 barconi in avaria nel Canale di Sicilia, altri 23 migranti a Pozzallo

di Redazione

Due ragazzini morti di sete su un barcone al largo di Malta
Due ragazzini morti di sete su un barcone al largo di Malta

 Pozzallo – Hanno aspettato invano per giorni che qualcuno prestasse loro soccorso, alla fine si sono arresi alla sete e agli stenti. Due ragazzini sarebbero morti su un gommone partito dieci giorni fa dal Libano, con a bordo 60 persone. “Non riusciamo a verificare questa informazione. I parenti – scrive Alarm phone – hanno perso i contatti 6 ore fa, l’ultimo messaggio diceva che stavano affondando”. Diversi mercantili sarebbero passati nei pressi dell’imbarcazione, ma senza fermarsi a prestare aiuto. “Sono passate più di 30 ore dalla nostra prima richiesta d’aiuto, dove sono i soccorsi?” E non sono gli unici ad attendere da giorni, invano: 90 migranti di cui si sono perse le tracce al largo di Malta, altri 35 salpati da Khoms che inutilmente chiedono aiuto. “Il gommone su cui viaggiano ha una falla, si sta sgonfiano, sette persone sono già cadute in acqua”.

Mentre ancora si cercano quattro dispersi, inghiottiti dalle onde, si moltiplicano le richieste di aiuto nel Mediterraneo. Nessuno risponde. È silenzio da Malta. Da giorni, inutilmente Alarm phone supplica La Valletta di intervenire. “Una cinquantina di loro hanno bevuto acqua di mare per placare la sete e adesso stanno male, molti sono bambini. Ieri notte un mega yacht è passato lì vicino, ma si è allontanato”. In zona è arrivata Sea Eye, ma non sarebbe ancora riuscita ad avvistare l’imbarcazione. “Speriamo che la mancata assistenza di Malta non sia stata fatale”, dicono. Si aspetta, come sul ponte di Geo Barents: sopra ci 267 immigrati e quasi la metà sono bambini o minori non accompagnati. A 10 anni, Omar si è messo in viaggio da solo dal Camerun. Prima di riuscire ad imbarcarsi, ha raccontato al team di Medici senza frontiere, è stato costretto a rimanere sei mesi in Libia.

“Ha vissuto in condizioni disumane”. Quando finalmente è riuscito a partire, ha affrontato la traversata su una barca che era a stento una tinozza: ci ha navigato per due giorni, tra le correnti, prima di essere salvato. “Le persone – dice l’equipaggio – hanno nomi, amici, sogni. Potresti essere tu. Adesso hanno tutti bisogno che termini finalmente questo estenuante viaggio e di sbarcare in un porto sicuro. Chiediamo il rispetto delle leggi internazionali e soprattutto dell’umanità”. A Lampedusa, oltre 200 stranieri sono arrivati nella notte a bordo di un peschereccio. Nelle ore successive e fino alle prime luci dell’alba, barchini e gommoni sono stati individuati al largo dell’isola e accompagnati al molo Favaloro dalle motovedette di Finanza e Guardia costiera.

Chi sbarcava si è messo in fila, in attesa della lunga trafila dei controlli; poco lontano, si allungava la coda di chi aspetta di partire dopo un periodo più o meno lungo di attesa nel centro di accoglienza. Non è finita. La Guardia costiera ha prestato soccorso ieri a una piccola imbarcazione di legno alla deriva, a 4 miglia da Portopalo di Capo Passero. Le 23 persone a bordo sono state trasferite sulla motovedetta che si è poi diretta a Pozzallo, dove sono poi iniziate le procedure di sbarco. Si tratta di 19 uomini e 4 minori: le condizioni di salute generale sono buone; diversi i casi di scabbia, mentre tutti sono risultati negativi al tampone Covid. In 11 provengono da Egitto, 11 da Eritrea e uno dall’Etiopia. Tutti sono stati condotti all’hotspot della cittadina ragusana.