di Redazione


“Una classe politica coesa, in grado di emanciparsi e di autodeterminarsi rispetto a grandi temi dello sviluppo e rispetto a Porto, Aeroporto e Università”.
All’indomani della chiusura della lunga fase di gestazione che ha dato vita alla giunta Antoci bis, il vicepresidente del gruppo parlamentare dell’Udc alla Camera, Peppe Drago, parla a trecentosessanta gradi: “C’è il rischio che sulle grandi questioni a decidere siano altri: ne è un esempio l’aeroporto di Comiso, che nasce in funzione ancillare rispetto a quello di Catania, ma lo stesso problema potrebbe porsi per il porto di Pozzallo, e per il polo universitario ibleo e altro ancora. Al di là degli schieramenti, apparteniamo a un Sistema Territoriale forte, ma che da solo non può farcela. Saremmo presuntuosi se lo credessimo, ma proprio per questo occorrono strategie per costruire opportune sinergie.
On. Drago, ma da dove si parte per creare un Sistema Territoriale competitivo? E visto che Ragusa da sola non può farcela, con chi dobbiamo allearci?
“Oggi abbiamo una nuova amministrazione provinciale, che ha il compito di colloquiare e concertare con le amministrazioni comunali un percorso condiviso verso un modello di sviluppo rispetto al quale abbiamo chiesto il voto e siamo stati premiati. Alcuni temi sono condivisi anche da componenti politiche significative del centrosinistra. La nostra scommessa viaggia lungo due direttrici: il potenziamento del sistema agroalimentare, con un’attenzione all’innovazione, e la capacità di preservare un territorio, il suo paesaggio, i suoi beni culturali in senso lato, che offriamo al mondo intero.
Dobbiamo migliorare l’accoglienza. Sarei soddisfatto se i dodici comuni riuscissero a garantire già una buona ordinaria amministrazione. Occorre però riqualificare il territorio”.
Che vuol dire?
“Dobbiamo aiutare gli imprenditori agricoli a riposizionare le aziende, a trasferirsi dalla fascia trasformata che è a ridosso delle dune delle nostre spiagge alle zone collinari, dove è possibile optare per le colture idroponiche, ad alto rendimento produttivo. E poi serve la riqualificazione di tutta la fascia costiera, che chiaramente deve avere una fruizione turistica, e che dovrà essere pensata, negli strumenti di pianificazione urbanistica, in maniera omogenea, secondo un organico Piano Paesaggistico Provinciale.
Sono processi lunghi, che richiedono uno sforzo di progettazione urbanistica, e grande condivisione”.
Ma dopo aver creato il coordinamento tra i dodici Comuni e la Provincia con chi ci alleiamo per creare un unico Sistema Territoriale?
“Con Siracusa e con Catania. Ma secondo un principio di pari dignità. Al futuro sindaco di Comiso dovremo chiedere di pensare all’aeroporto non come affar proprio, o affare della città casmenea, ma come un’opportunità per innescare un nuovo processo di mobilità in tutta la Sicilia orientale. Scegliere in solitudine il percorso che ha portato all’affidamento della gestione dell’aeroporto ha prodotto il risultato che tutti sappiamo: la subalternità del nuovo aeroporto allo scalo, e al centro di potere, catanese.
Stessa cosa dicasi per il porto di Pozzallo. Penso a un’autorità di gestione portuale che metta in condizione Pozzallo di dialogare con pari dignità con Augusta e Catania”.
Lei non è stato tenero con Peppe Sulsenti in campagna elettorale…
“Quella fase si è chiusa, Peppe Sulsenti è stato eletto sindaco di Pozzallo, ed è mio, nostro dovere, nel rispetto dei ruoli, aiutare Peppe Sulsenti in ogni questione possa riguardare lo sviluppo della città. Le contrapposizioni tra Regione, Provincia e Comune sono fuori dal tempo”.
E l’Università che centra?
“Non c’è dubbio che l’Università in provincia abbia consentito a tanti giovani di frequentare e di laurearsi, ma oggi si pone un problema di compatibilità finanziaria per gli enti locali.
E’ assurdo che le tasse universitarie che i nostri giovani pagano debbano andare direttamente nelle casse dell’Ateneo catanese e non contribuiscano ad abbassare la soglia del contributo pubblico locale.
Penso poi a corsi di studi alternativi, che non siano presenti a Catania, Palermo, e nei centri accademici con una storia più antica del polo universitario ibleo. Penso a un’Università che non sia frequentata solo da studenti residenti in provincia, ma diventi polo d’attrazione per studenti dell’Isola e di altri paesi del Mediterraneo. Da sottosegretario agli Affari Esteri mi sono battuto per internazionalizzare il nostro territorio: nella formazione, nella capacità di fare impresa, aiutando i nostri professionisti e le nostre aziende a diventare attori “globali”.
Parliamo di politica. La litigiosità della CdL in provincia non rischia di sciupare il risultato elettorale?
“Veniamo da una tornata elettorale importante, cui sta seguendo un complesso percorso di costruzione di un equilibrio politico complessivo che risente anche di questioni interne ai singoli partiti. Gli obiettivi sono altri e alti. C’è un modello di sviluppo da attuare, e tali ragioni devono essere prevalenti sulle logiche della visibilità di questo o quel gruppo”.
Come vive il dibattito interno all’Udc, con la corrente cuffariana?
“Salvatore Cuffaro è il Presidente della Regione e il Presidente dell’Udc, il leader del partito in Sicilia. La visione tra la corrente di Drago e quella di Cuffaro risponde a una logica vecchia, che non rispecchia la realtà. Oggi il tema è il confronto sulla nuova politica del partito e sulla sua presenza nelle istituzioni”.
Pochi giorni fa il gruppo dirigente dell’Udc di Ragusa ha smentito le sue posizioni sul Peep, il Piano di Edilizia Economica e Popolare…
“Il mio era un consiglio, spero di essermi sbagliato, e che i fatti diano loro ragione. Ma non ne sono convinto”.
Uno dei temi più dibattuti oggi è quello della “governance”. In provincia c’è una cabina di regia?
“Un dato di cui nessuno parla è che la governance non si fa solo con politici qualificati, ma anche con una classe burocratica all’altezza del compito. E questo è oggi uno dei gap che scontiamo. E’ il grande tema delle risorse umane. Servono dirigenti, negli enti pubblici, in grado di sposare le politiche di sviluppo, di fornire gli strumenti amministrativi adeguati. Occorre scegliere e premiare i migliori”.
Non crede che la politica dell’Udc sia ambigua, rispetto ad esempio a quella di netta opposizione di Forza Italia e della Lega nei confronti di Prodi?
“Nessun governo è mai caduto per le manifestazioni di piazza, i governi cadono in Parlamento, ed è nel Parlamento che noi faremo scoppiare le contraddizioni e l’impopolarità di Prodi”.
C’è grande fermento in provincia nel mondo della Sanità. Accorpamenti indigesti di reparti, casi di malasanità…
“Sono il primo a farmi interprete delle proteste degli utenti che non sempre trovano servizi all’altezza dei diritti del malato. E tuttavia, chiedo ai sindaci di questa provincia di non cavalcare comodamente la protesta, ma di esercitare il loro ruolo di massima autorità sanitaria locale. Serve riorganizzare il sistema sanitario e ospedaliero in provincia, pensando a un’ottimizzazione delle risorse, e a una migliore efficienza. Al primo posto devono esserci i servizi di emergenza, quindi tutto ciò che è programmabile”.
Cosa vede nel futuro di Peppe Drago?
“Fino ad oggi passione ed entusiasmo non mi sono mancati. Spero non mi manchino in futuro. E tutto sarà possibile”.
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