Attualità
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07/03/2008 13:37

Shopping. Elettorale

di Redazione

Il mercato delle società di calcio che si riapre in dicembre è l’invenzione più becera dello sport più amato dagli italiani. La domenica prima applaudi il tuo beniamino in campo con la casacca della squadra del cuore e la settimana successiva lo rivedi con i colori di un’altra società nel petto.

Ma questo disgustoso primato è stato scippato al calcio dalla politica. Lo shopping sembra essere diventato lo sport più frequentato in questa campagna elettorale.

La percezione di una inarrestabile serie di conversioni, pentimenti, resipiscenze consegna una immagine indelebile a questoa campagna elettorale che si corre su più piani. Una volta venivano chiamati salti della quaglia, era il tempo del “piove, governo ladro” e dei pacchi di pasta in cambio di voti.

L’Italia del dopoguerra, stracciona ed orgogliosa, miserabile e geniale. Iil neorealismo del grande cinema ci consegnò questa Italia, così com’era, derelitta e intraprendente, furiosamente dedita alla ricostruzione, dei valori e della qualità della vita. Viene da piangere di una nostalgia immaginata, visto che non è stasto possibile vivere quel Paese e quelle volontà forti.

Ora l’Italia è altra cosa, non più miseria materiale, ma un paese smarrito e alla ricerca di una identità mediata dai leaders politici. E questo è il problema. Come riconoscersi attraverso di loro?

Beh, lo squallore è infinito. Non passa giorno che qualcuno non comunichi la sua decisione di stare dall’altra parte: dal PD all’Udc, dall’Udc all’MPA, da AN all’MPA e da questo ad AN. Una trottola impazzita, manovrata da mezze calzette e accademici con la stessa sfrontatezza.

Il cambio di casacca viene comunicato con nochalance alle agenzie ed altri mezzi di informazioni quasi che ci si aspettasse l’applauso. E’ l’aspetto più irritante del fenomeno. Chi decide di cambiare opinione, fede politica, partito, schieramento e quanto altro, alla vigilia delle elezioni, ritiene di essere apprezzato. E perché lo crede? L’atmosfera che respira, il mondo che abita, non l’aiuta certo a capire. La parte politica che lo accoglie, gongola, lo attende a braccia aperte. Non tutti, naturalmente, sprizzano gioia: i mugugni non mancano, non si tratta del figliol prodigo che torna a casa.

Gongolano i leaders che con gli occhi lucidi vedono aumentare il bottino elettorale, smadonnano quelli che si sono dannati l’anima per arrivare dove sono e temono un’usurpazione da parte del nuovo arrivato.Le due facce della medaglia di una pratica impresentabile.La Sicilia sembra la culla di queste conversioni e, soprattutto, di una consuetudine alle conversioni dell’ultimo momento. E’ difficile altrove scorgere nel volto del convertito i tratti gentili di chi sta per fare un favore all’unanimità.

Non si aspetta certo di essere preso a pesci in faccia, evento auspicabile, né di essere atteso al varco per una bordata di frutta e verdura, ipotesi da non scartare. Potrà mai accadere che il convertito dell’ultima ora venga spernacchiato in pubblico? Quando avverrà, vuol dire che la Sicilia sarà diventato un luogo accettabile in cui vivere e prosperare. Per ora per è inutile farsi illusione: il numero dei convertiti è più alto di quelli che si indignano per la conversione. Pessimismo siderale, direte.

Verissimo. Niente irrita più di una persona che con leggerezza abbandona la propria parte in cambio di una migliore sistemazione. Chi lo fa, indubbiamente, è un uomo che manterrà questo target anche da amministratore o parlamentare. Quindi, mandarlo a rappresentarci è un rischio che si corre con la consapevolezza di doverne subire le conseguenze.Vox clamans in deserto, suggerisce un amico, al quale riferisco il profondo scontento per l’apparente successo che i cambiamenti di casacca sembrano ottenere nel mondo politico. Ha ragione lui, naturalmente.

Bisognerebbe chiedere il risarcimento morale da quelli che decidono di passare da un partito all’altro in cambio di prebende, posti o altro, o per vendicarsi del favore non concesso, della candidatura promessa e non mantenuta o altro.

Che fare? Strapparsi le vesti? Non, non bisogna disperare, nonostante il pessimismo, magari facendoci aiutare dalle occasioni che la vita ci offre. Mi sovviene l’immagine finale del film di Federico Fellini, La dolce vita, che ci riconcilia con il mondo, dopo averci fatto bere la cicuta di un mondo irredimibile, grazie al primo piano di una giovinetta che sembra danzare sul bagnasciuga ed invece sta soltanto vivendo la sua stagione più vera.Perché mi sovviene questa immagine?

Ho ricevuto la lettera di un deputato regionale, Salvo Zago, il quale annuncia a Siciliainformazioni che non si ricandidi. Perché? Non è stato escluso dalle liste; non si candida perché crede di essere un rinnovatore.

Vuole aiutare il rinnovamento della rappresentanza politica. Gli ho chiesto se avesse sufficientemente riflettuto, mi ha risposto di averlo fatto e non intende tornare indietro. Gli regalo una standing ovation in solitudine estrema, ma con l’amaro in bocca. Uno così sarebbe bene che rimanesse dove sta, qualunque sia lo schieramento cui milita. Anche perché, non bisogna dimenticarlo mai, sono gli uomini che fanno i partiti e non viceversa.  

Fonte: Siciliainformazioni.com