E l'atterraggio di D'Alema
di Redazione


Comiso – Sono due le inchieste sull’aeroporto di Comiso per appurare le responsabilità circa il ritardo dell’apertura dello scalo.
Un filone d’indagine è condotto dalla procura della repubblica di Ragusa ai carabinieri che oggi ha delegato i carabinieri ad acquisire l’intervista rilasciata dal presidente dell’Enac Vito Riggio all’emittente televisiva E20 Sicilia nella quale ribadiva il “peccato originale dello scalo considerato privato e con i costi del servizio di assistenza al volo che non possono essere a carico dello Stato”.
Un altro filone è seguito dalla Guardia di finanza, su delega della procura della Corte dei Conti di Palermo, che sempre oggi ha acquisito alcuni documenti negli uffici del comune di Comiso riguardante le spese per l’intitolazione dello scalo a Pio La Torre con la presenza del vice presidente dell’epoca Massimo D’Alema e della selezione per il personale da assumere nella nuova struttura e affidata all’Adecco. Intanto per domani è atteso a Roma l’incontro al ministero delle Infrastrutture per esaminare la convenzione con l’Enav per il servizio di assistenza al volo.
Il peccato originale? E’ un aeroporto privato
“Se l’aeroporto di Comiso non è di interesse nazionale è perché nasce come uno scalo privato”. Per il numero uno dell’Enac, Vito Riggio, questo è il “peccato originale” che frena il decollo dello scalo comisano.
Riggio non ha dubbi in proposito. “L’ho sempre detto – chiarisce il presidente Enac – è sbagliato che il comune sia concessionario, perché così l’aeroporto viene equiparato ad uno scalo privato. Questo è stato rimarcatoanche dall’avvocatura di stato, alcuni anni fa. Il comune si è auto-nominato concessionario, come si era nominato proprietario del terreno. La questione del trasferimento del sedimeaeroportuale l’abbiamo dovuta risolvere nel 2011. È stata un’avventura, in tutti i sensi. Non si capisce a questo punto cosa si va cercando”.
Insomma il ragionamento del presidente Enac è chiaro: se Comiso è uno scalo privato e nasce come tale (fu il Comune, a suo tempo, a procedere ad una gara di evidenza pubblica europea per l’individuazione della società di gestione) lo Stato non è tenuto a coprirne le spese Enav. Ragionamento che non convince il deputato regionale del Pd, nonché ex sindaco di Comiso, Pippo Digiacomo. “Forse Riggio ha dimenticato – dice il parlamentare – che secondo il codice della navigazione (che egli stesso ha contribuito a redigere e che è una legge dello Stato), gli aeroporti di proprietà di soggetti territoriali sono equiparati a scali di proprietà dello stato, e quindi usufruiscono degli stessi diritti”. All’articolo 697 del codice della navigazione si legge che “sono aperti al traffico aereo civile, previa valutazione d’idoneità al servizio da parte dell’Enac: a) gli aeroporti civili appartenenti allo stato e agli enti pubblici territoriali; b) gli aeroporti militari designati dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, d’intesa col ministero della difesa; c) gli aeroporti privati autorizzati ai sensi dell’articolo 694 e adibiti dal gestore all’esercizio del traffico aereo”.
Per il parlamentare ibleo, in sostanza, non ci sono dubbi che i costi di assistenza al volo siano a carico dello Stato. Intanto domani è il giorno in cui la convenzione per i servizi di assistenza al volo approderà sul tavolo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Alla riunione romana sono stati invitati a partecipare la presidenza della Regione siciliana, il prefetto di Ragusa, i rappresentanti del ministero dell’Economia e delle Finanze, il sindaco di Comiso, l’Enac, l’Enav e la società di gestione dello scalo comisano. La speranza è che possa sciogliersi definitivamente il nodo Enav che sta tenendo a lungo bloccate le procedure di start up. Riggiogarantisce la massima disponibilità da parte di Enac ma la questione non è semplice. “Il ministero delle Infrastrutture, come del resto l’Ente Nazionale Aviazione Civile – spiega Riggio – proporrà di inserire Comiso tra gli aeroporti nazionali ma l’ultima parola ce l’ha l’Economia perché è quel ministero che decide sull’utilizzo dei fondi Enav e sul contratto di programma”.
In pratica senza l’ok del ministero dell’Economia non può essere firmata la convenzione e si dovrà cercare un’ipotesi alternativa per far decollare il Magliocco (Lucia Fava)
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