L’onorevole dell’aeroporto
di Giuseppe Scarpata


Ragusa – L’anno era il 1965, Presidente del Consiglio dei Ministri era Aldo Moro. Il suo, per i fatti citati in quest’articolo, era il secondo dei cinque Governi che sono stati in carica durante i lavori della IV legislatura, dal 1962 al 1968.
Legislatura iniziata con un governo Fanfani, durato poco più di un anno, cui seguì il governo balneare di Leone, che durò poco meno di 6 mesi, per poi finire con 3 governi a guida Moro.
Nel collegio di Catania nel 1962, a suon di voti e per il distretto di Ragusa, era stato eletto l’onorevole Enrico Spatola, democratico cristiano.
L’onorevole Spatola era componente la commissione difesa e della III commissione Esteri.
E il 5 luglio del 1965, l’onorevole Enrico Spadola interpellava il Ministro Dei Trasporti E Dell’aviazione Civile, per conoscere se intendesse “intervenire presso il ministero della difesa per la riapertura al traffico dell’aeroporto di Comiso (Ragusa) e presso la società A.T.I. per il collegamento aereo di Ragusa con Catania e Palermo, essendo oramai da tempo mature le condizioni economiche per il ripristino di tale indispensabile servizio”.
L’onorevole Spadola guardava al futuro del suo territorio con l’occhio del saggio e del lungimirante. Il deputato della democrazia cristiana capì con 50 anni d’anticipo rispetto alle proposte politiche attuali, l’importanza strategica di Comiso nel sistema aeroportuale Siciliano. Comiso, già nel 1965, poteva diventare lo scalo più importante nel mercato del mediterraneo.
Ma la Sicilia, si sa, è la terra cui tutti negano il valore del proprio patrimonio, sia esso artistico che culturale, ma anche commerciale ed economico.
E così, infatti, rispondeva il Ministro Angelo Raffaele Jervolino, papà della contemporanea, democristiana, ex sindaco di Napoli, Rosa Jervolino, maritata Russo, all’interpellanza parlamentare dell’onorevole ragusano Enrico Spadola nell’estate del ‘65.
“La riapertura al traffico aereo dell’aeroporto di Comiso è stata, a suo tempo, considerata dall’ispettorato generale dell’aviazione civile che, all’uopo, ha eseguito le opere di ripristino alle infrastrutture aeroportuali.
La concreta attuazione di tale iniziativa rimane, per altro, subordinata alla possibilità di istituire ed assicurare i necessari servizi antincendi, sanitario, telecomunicazioni ed assistenza al volo.
In ordine all’espletamento dei suddetti servizi è da far presente che sussiste una grave carenza di mezzi e di personale specializzato, carenza non facilmente superabile, tenuto conto delle attuali disponibilità di bilancio. La questione comunque è allo studio e, in prosieguo di tempo, potrà essere avviata a soluzione ove maggiori disponibilità di bilancio lo consentano”.
Una querelle, quella della riapertura al traffico civile dell’aeroporto di Comiso lunga appena cinquant’anni. Potremmo, più correttamente, chiamarla la saga del Magliocco, iniziata il 5 luglio del 1965 e continuata fino ad oggi. Un serial storico dove i personaggi invecchiano, cambiano, si sostituiscono gli uni con gli altri, ripetendo la stessa storia celebrata nel consumo inesorabile del tempo.
All’aeroporto di Comiso accadono più o meno gli stessi eventi di un serial televisivo infinito, cui nessun autore, del passato (vedi Moro) e del presente (vedi Monti), ha avuto ed ha il coraggio di scriverne i titoli di coda.
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