Giudiziaria
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05/07/2007 07:38

Imprenditrice sciclitana a giudizio È accusata di truffa allo Stato

di Redazione

Truffa allo Stato. Con questa accusa è stata rinviata a giudizio la sciclitana M. B., legale rappresentante della cooperativa «San Matteo» di Scicli. La decisione è stata assunta dal gup Michele Palazzolo, che ha invece prosciolto, per non aver commesso il fatto, il coimputato G. C., all’epoca dei fatti presidente della «San Matteo», difeso dall’avvocato Donato Grande. Il magistrato ha accertato il ruolo marginale di G.C., giudicato con il rito abbreviato.
La vicenda verteva su finanziamenti pubblici indebitamente percepiti per l’apertura, mai avvenuta, di un centro di riabilitazione per post-comatosi a Scicli. Il centro, inglobato nel progetto «Elisa», sarebbe dovuto essere gestito dalla cooperativa di cui è legale rappresentante M. B., che, difesa dall’avvocato Salvatore Minardi, dovrà presentarsi dinanzi ai giudici nel prossimo ottobre.
Stando alle indagini condotte dai Carabinieri tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, la donna ottenne dall’assessorato regionale ai Servizi sociali un anticipo di 150 mila euro sul finanziamento complessivo, che, comunque, non venne mai erogato in quanto la stessa non aveva poi dato corso al progetto entro il 31 dicembre 2004. Da questo fatto presero il via le indagini. I carabinieri procedettero al sequestro della documentazione contabile ed amministrativa, oltre che dell’immobile di contrada Piani in cui sarebbe dovuto sorgere il centro. Le indagini avevano consentito di accertare l’inidoneità dello stabile rispetto alla destinazione d’uso per incapacità e impossibilità materiale. L’immobile è tuttora sotto sequestro, dopo la messa all’asta, per salvaguardare il patrimonio pubblico. Da tutto questo si è evinto che la donna, attraverso artifizi e raggiri, percepì indebitamente parte del finanziamento statale, inducendo in errore il ministero in ordine al possesso dei requisiti di capacità tecnico professionale e alla dotazione strumentale e patrimoniale della cooperativa «San Matteo» nel settore della riabilitazione. Queste risultanze sono state ribadite nell’udienza preliminare.
Sarebbe stata la donna, quale legale rappresentante della cooperativa, a procedere all’istanza di finanziamento, nonostante fosse consapevole di non possedere tutti i requisiti. Di queste circostanze era all’oscuro il presidente G.C., che ha beneficiato del proscioglimento dall’accusa. Pare che l’imputata abbia addotto quale giustificazione per l’accaduto gli interminabili iter burocratici che avrebbero dilatato i tempi per il rilascio di alcuni nullaosta, facendo slittare di parecchi mesi la data d’apertura del centro di riabilitazione fino a sforare il termine ultimo.