La testimonianza di Sergio Bramante
di Valentina Raffa


Ragusa – Dinanzi al Collegio penale del Tribunale di Ragusa si sono succedute ieri le testimonianze di 6 testi nel procedimento volto ad appurare eventuali responsabilità nella morte del piccolo Giuseppe Brafa, ucciso a 9 anni da un gruppo di cani a Punta Pisciotto.
Tra i testimoni Sergio Bramante, responsabile della coop. Maia, che si occupò della cattura di alcuni dei cani che orbitavano attorno alla casa di Virgilio Giglio, uno degli imputati, difeso dall’avv. Francesco Riccotti. Sentiti anche l’allora responsabile del servizio Asp settore veterinario e un responsabile del Comune di Scicli. Hanno ribadito quanto avevano già affermato dinanzi al Collegio penale di Modica. Al banco dei testimoni pure i due militari dell’Arma della Compagnia di Modica che coordinarono le indagini. Le testimonianze confermano tutte quanto già riferito in passato. Il risentire i testi è una necessità dettata dal fatto che è cambiata la composizione del Collegio. A fine febbraio si concluderà l’escussione dei testimoni già sentiti a Modica.
Un punto fermo ormai è che sulla presenza di alcuni cani che stazionavano attorno alla casa di Giglio erano state fatte numerose segnalazioni agli uffici competenti. Ma ci sarebbero stati troppi tira e molla tra le disposizioni impartite dal Comune al canile convenzionato e il contrordine successivo, a causa di mancanza di fondi. In una precedente udienza, ad esempio, il vice comandante dei Nas, Giuseppe Faraci, aveva rilevato superficialità nella condotta della polizia municipale di Scicli, dell’Asp veterinaria e del Comune, Ufficio Ecologia, che non avrebbero dato importanza agli esposti e segnalazioni dei cittadini sulla presenza di cani aggressivi. Uno risale al 2006 ed è stato sottoscritto da 50 persone. Documento che i funzionari dell’Ufficio Ecologia non trovavano al momento di consegnarlo ai Nas.
Imputati nel procedimento, oltre al già citato Giglio, sono l’ex sindaco di Scicli, Giovanni Venticinque, i medici veterinari Asp Saverio Agosta, Antonino Avola e Roberto Turlà, e i dipendenti comunali di Scicli Salvatore Calvo e Giuseppe Pisana. Ciascuno per le proprie responsabilità, devono rispondere, di omicidio colposo, omissione d’atti d’ufficio, lesioni personali in concorso e interruzione di pubblico servizio.
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