di Redazione

Quindici cassonetti incendiati: quattrocento euro a cassonetto, per un valore di seimila euro. Un’auto usata incendiata: valore di Quattroruote ottomila euro. E il danno di immagine alla città?
Di questo si comincia a parlare a Scicli, a undici anni dall’inizio dell’incessante sequela di attentati incendiari ad auto e cassonetti che hanno posto la cittadina barocca, venticinquemila anime, ai vertici delle classifiche nazionali per numero di incendi dolosi in rapporto agli abitanti.
Se gli autori di questi attentati dovessero essere scoperti (e in passato più d’uno è stato scoperto e incastrato dalle forze dell’ordine) quanto dovrebbero pagare se il Comune si costituisse parte civile chiedendo il risarcimento del danno di immagine? E’ la domanda che si pongono in molti, dopo l’ultima notte di follia, che ha restituito l’auto di un commerciante e quindici cassonetti incendiati. Possibile che nessuno abbia visto, da dietro le persiane? Che la città si sia abituata ad assistere al crepitio delle fiamme dietro cui le auto diventano scheletri? E’ triste, per i tanti spettatori di incendi dolosi che si sono registrati in città, ricordare l’odore acre del fumo che emana da un’auto in fiamme, la distruzione malevola degli affetti che un’automobile rappresenta per il suo proprietario. Incendiare l’auto di una persona è un po’ come incendiarne la casa. E a Scicli gli incendi alle automobili sono diventati routine. Nessuno, tra i rappresentanti istituzionali, chiede la convocazione del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. Ci si diverte a raccogliere i pettegolezzi sul conto delle vittime, senza pensare che tra le vittime c’è la collettività nel suo complesso. Quale pettegolezzo succulento potrà mai giustificare l’incendio di un cassonetto? E però vale la regola che se a qualcuno hanno bruciato la macchina, “dovrà pure avere fatto qualcosa di male”. E in questo interminabile elenco ci sono ormai più di cento sciclitani. Nessuno se ne è accorto, ma in undici anni le auto incendiate sono decine e decine. E se qualcuno si prendesse la briga di cominciare a contarle si scoprirebbe che a Scicli rispetto a diciottomila persone circa che hanno la patente, una ogni centottanta ha subito l’incendio della propria auto.
Possibile che questo non basti a scatenare una reazione? Gli inquirenti lavorano in silenzio per dare un nome e un volto agli autori degli ultimi episodi delittuosi.
Nell’auspicio che la lunga scia di fuoco si fermi. E che venga spenta definitivamente.
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