Cronaca
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02/07/2025 00:11

Daouda Diane, tre anni fa la misteriosa scomparsa. Un sit in

Il 2 luglio mercoledì davanti alla casa di Daouda ad Acate

di Redazione

Acate – Il 2 luglio 2022, ad Acate, scompare nel nulla Daouda Diane, 37 anni, mediatore culturale ivoriano e operaio in un cementificio della zona.

Nei giorni precedenti, Daouda aveva pubblicato due video di denuncia sulle gravissime condizioni di lavoro, con parole che ancora oggi risuonano: “Qui si muore.” Da allora, nessuna traccia della sua persona o del suo corpo è mai stata ritrovata.

A rendere ancora più drammatica e inquietante la vicenda è il fatto che le indagini siano iniziate con grave ritardo e con scarso impegno da parte delle autorità. Solo settimane dopo la denuncia di scomparsa, la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere. Ma i ritardi e la superficialità nelle indagini hanno pesato fin dall’inizio.

Le perquisizioni svolte presso il cementificio dove Daouda lavorava non hanno portato ad alcun esito concreto. Silenzio, indifferenza e paura hanno prevalso.

Solo nel febbraio 2023, dopo mesi di immobilismo, la Commissione Antimafia regionale si è recata ad Acate, portando finalmente l’attenzione su un caso emblematico di sfruttamento, invisibilità e possibile criminalità. Un gesto importante, ma tardivo.

Fin dall’inizio, i suoi compagni e l’USB, il sindacato che Daouda aveva scelto, hanno denunciato pubblicamente la situazione e organizzato presidi e cortei per rompere la cappa di silenzio e paura che avvolge le condizioni di migliaia di lavoratrici e lavoratori migranti nelle case, nei campi e nelle fabbriche siciliane.

Nel 2023, anche la CGIL, insieme a Libera e con la presenza di Don Luigi Ciotti, ha partecipato a una manifestazione in memoria di Daouda. Ma nessun passo avanti concreto è stato compiuto.

Oggi, a tre anni dalla scomparsa di Daouda Diane, le indagini sono ferme e la verità è ancora negata.

“Come Rifondazione Comunista Siracusa–Ragusa, saremo presenti al sit-in assemblea davanti alla casa che era di Daouda per esprimere solidarietà ai suoi familiari e ai suoi compagni, che continuano ad attendere risposte, e per chiedere con forza verità e giustizia per Daouda Diane.

Continueremo a denunciare il sistema di sfruttamento, caporalato e omertà che colpisce i lavoratori migranti nella nostra regione. Nessuno si senta esente da responsabilità. Nessuno si volti dall’altra parte, dalle istituzioni locali e nazionali fino agli organi inquirenti e giudiziari”, scrive Peppe Puccia, segretario provinciale di Rinfondazione nelle due province.