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08/07/2025 08:42

Comiso, l’attacco di Abbate alla SAC: “Revocare la gestione dell’aeroporto”. Ma il dossier è tecnico, non politico

Secondo il deputato, la SAC sarebbe responsabile di aver sistematicamente penalizzato Comiso

di Gabriele Giannone

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Comiso – La polemica sull’Aeroporto “Pio La Torre” di Comiso si accende con l’uscita dell’on. Ignazio Abbate, deputato della Democrazia Cristiana all’Assemblea Regionale Siciliana. In una nota dai toni fortemente polemici, Abbate chiede formalmente al Governo Regionale di revocare la concessione della gestione dell’aeroporto alla SAC, la società che controlla anche lo scalo di Catania-Fontanarossa.

Secondo il deputato, la SAC sarebbe responsabile di aver sistematicamente penalizzato Comiso, anche in frangenti di difficoltà per l’aeroporto catanese: “La società ha preferito dirottare voli su altri aeroporti, persino internazionali come Malta, evitando in modo scientifico di utilizzare Comiso. Una scelta che ha causato un danno economico e sociale al territorio ibleo”.

L’intervento dell’on. Abbate è arrivato a ridosso di una richiesta formale al Presidente della Commissione Infrastrutture dell’ARS, on. Giuseppe Carta, affinché venga convocata una seduta dedicata alla gestione dell’aeroporto comisano e alla possibilità di rivedere gli attuali assetti concessori.

Ma la proposta, per quanto forte e dal chiaro impatto mediatico, appare giuridicamente fragile e tecnicamente controversa. La concessione a SAC è frutto di una procedura pubblica, regolata da norme europee, nazionali e regionali. La società ha investito capitali propri, si fa carico delle perdite operative e presenta bilanci in attivo. Non risultano al momento inadempienze tali da giustificare una revoca unilaterale della concessione, che comporterebbe inoltre contenziosi e possibili danni erariali.

In realtà, il vero nodo non è tanto la gestione, quanto la sostenibilità economica e commerciale dello scalo di Comiso. L’assenza di compagnie aeree non è riconducibile a una mancata volontà politica o a un boicottaggio, ma alla mancanza di domanda sufficiente da parte del mercato e all’inadeguatezza di una doppia offerta su tratte già servite da Catania. I vettori – in regime di libero mercato – operano solo dove vi è una proiezione concreta di profitto.

In questo scenario, proporre un rilancio forzato con fondi pubblici significherebbe aggirare le logiche di mercato, con il rischio di finanziare rotte in perdita e alimentare un sistema aeroportuale ridondante e inefficiente. “Comiso ha potenzialità, ma non si può trasformare in un doppione assistito di Catania – sottolineano fonti tecniche del settore –. Senza una strategia di medio-lungo termine, il rilancio resta uno slogan”.

L’intervento del sindaco di Acate, Gianfranco Fidone, ha recentemente riportato il tema all’attenzione politica, chiedendo una cabina di regia tra enti locali, Regione e operatori del trasporto. Ma servono numeri, studi di fattibilità, e soprattutto una visione industriale, non solo rivendicazioni territoriali.

Nel frattempo, la Regione resta in bilico tra due spinte: quella populista di chi invoca soluzioni drastiche e quella istituzionale di chi sa che, senza solide basi normative e analisi costi-benefici, ogni mossa rischia di rivelarsi solo un boomerang.