Lettere in redazione
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09/07/2025 09:04

Totò, Peppino e i gruppi musicali ragusani (per non parlare dell’amministrazione comunale)

Riceviamo e pubblichiamo

di Lettera firmata

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Ragusa – Avete presente quel film quando Totò invita a cena Peppino e siccome la moglie di Totò fornisce pentola, acqua, sale e fuoco, è l’invitato – lui, Peppino – che deve portare pasta, carne, vino, formaggio e, visto che c’è, pure la frutta secca? Ecco, è quello che è successo in questi giorni alle band ragusane, invitate dal Comune di Ragusa ad esibirsi in occasione degli eventi estivi.
“Sul sagrato della chiesa di san Giovanni sorgerà un’arena estiva da 1.000 posti così da rendere ancora più attrattivo il Centro […] L’arena sarà utilizzata anche per eventi e spettacoli promossi da associazioni e compagnie locali, che avranno l’opportunità di esibirsi in uno scenario suggestivo e prestigioso, andando a popolare ancora di più il nostro cartellone estivo”, recitava con orgoglio il (duecentounesimo) comunicato stampa del Comune.
Diverse band cittadine – chissà – forse colpite dallo “scenario suggestivo e prestigioso”, forse ingenue come Peppino quando va a cena da Totò, hanno subito dato la loro disponibilità.
Ma, quando si è passati dalla poesia (il comunicato stampa) alla prosa (le condizioni con le quali le band si dovevano esibire), è stato subito chiaro cosa gli amministratori locali intendessero per “opportunità”:
1) Le band avrebbero dovuto pagarsi loro la SIAE (questa richiesta, in verità, dopo le prime forti proteste, è stata annullata);
2) le band avrebbero dovuto pagarsi alcuni degli addetti antincendio;
3) il service non forniva nient’altro che: “un tecnico specializzato per la sola consegna dell’attrezzatura, 2 microfoni senza filo, due microfoni panoramici, 6 casse passive”. Attrezzature buone per saggi di danza o barzellettieri; e se qualcuno voleva un microfono in più, o un tecnico del suono, o una cassa spia o qualsiasi altra cosa, doveva pagarselo di tasca propria;
4) le band dovevano fornire e provvedere a portare su palco tutta la loro strumentazione;
5) le band dovevano suonare gratis: cioè senza neanche rimborso spese (non diciamo “cachet”, se no al Comune pensano subito alle pillole per il mal di testa, che di questi tempi, e visto questa “opportunità” a Palazzo dell’Aquila, qualcuno ne soffrirà sicuramente).
Come era prevedibile, date queste premesse – non si sa se più stupide che offensive -, le band che avevano dato la loro disponibilità si sono subito tirate indietro, preferendo dedicarsi allo studio dello strumento e all’esercizio della bestemmia da competizione.
Ora, come giusto, qua dovrebbe scattare il pistolotto: dire, cioè, come i musicisti dedicano buona parte del loro tempo allo studio quotidiano della musica, spendano i loro soldi per acquistare gli strumenti, per pagare la sala prove; come la realtà musicale cittadina sia viva e ricca di band, ragazzi, passione; come la musica sia cultura e le band non siano mucche da mungere e basta; e si potrebbe continuare ancora…
Ma temiamo che gli amministratori comunali non sentano, o se sentono, non capiscono queste cose e che per loro vada bene tutto, a qualsiasi prezzo, purché non sia ragusano; che di locale, chi organizza queste cose, forse apprezza solo il caciocavallo.
E quindi, che le band cittadine possano andare ancora una volta a quel paese, che dalle parti di Palazzo dell’Aquila i musicisti ragusani (tutta gente che paga le tasse, che addirittura vota…), sono invisibili, se non inutili e forse addirittura fastidiosi. Pazienza, o forse no. Di sicuro c’è che le band ragusane preferiscono inviti a cena più seri e rispettosi.
Aldo Migliorisi