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10/08/2025 20:16

La diagnosi del cancro arriva dopo due anni: «Cisti? No, tumore al seno»

Il calvario di Soriana Drazza, 39 anni, ricercatrice

di Redazione

Brindisi – Due anni per ottenere la diagnosi di carcinoma della mammella. I medici la trattavano come una malata immaginaria, ma qui Molière non c’entra. Lei è Soriana Drazza di San Pietro Vernotico, 39 anni, dottoranda in management e diritto pubblico all’UniSalento di Lecce, salvata, come si definisce lei, dalla Breast Unit dell’Ospedale «Perrino» di Brindisi. Per gli altri medici consultati, infatti, aveva solo una cisti da tenere sotto controllo.

Lei parla della sua esperienza con serenità, nonostante le difficoltà e le paure, come fa?
«Quando arriva la diagnosi di tumore è come rimanere sospesi in uno spazio vuoto dove vedi tutti correre, mentre tu sei fermo, sospeso, tra l’incredulità e mille domande. Mi sembrava tutto finito».

Come se ne è accorta?
«Mi stavo spalmando il bagnoschiuma sotto la doccia quando sotto le dita ho sentito qualcosa. Dopo due anni, mi è stato detto che quella nocciolina sul lato destro del seno, toccata per la prima volta quando era piccola come una lenticchia, aveva un nome: carcinoma della mammella infiltrante. Ho avuto la diagnosi dopo due anni in cui accusavo stanchezza, formicolii alle mani e alle braccia, problemi alla pelle, analisi del sangue in cui globuli bianchi e rossi erano ai limiti bassi della norma. La prima radiologa senologa interpellata mi aveva tranquillizzata, sminuendo il tutto».

Invece?
«Invece in un anno e mezzo quella lenticchia è diventata una nocciolina. Anche il ginecologo che mi aveva visitata dopo la radiologa, mentre eseguiva un’ecografia ha minimizzato. Toccando il nodulo, disse che era solo una cisti. E io, un soggetto ansioso».

Il tempo passa. Cosa succede dopo?
«Di lì a pochi mesi sono arrivati i dolori, fitte lancinanti all’altezza del nodulo. È stato un brutto sogno a scuotermi. Avevo sognato mia madre che piangeva perché il tumore al seno era arrivato al pancreas e per me non c’era più speranza. Al risveglio ho deciso di chiedere un consulto a pagamento e ho trovato una radiologa senologa della Breast Unit di Brindisi, Ilaria Cornacchia. Con un’ecografia prima e una mammografia dopo, ho saputo il nome di quel dolore che mi tormentava».

E a quel punto che accade?
«I due esami confermano che non si tratta di una semplice cisti. Nel giro di una settimana sono diventata un caso clinico alla Breast Unit dell’Ospedale “Perrino” di Brindisi. Ho speso 140 euro, a saperlo li avrei spese prima. Ho iniziato la chemioterapia e sono tuttora in cura. Penso a chi non ha 140 euro ed è costretto a passare dalle liste di attesa di mesi o anni».

Il suo mestiere è fare ricerca. In questi anni ha studiato tanto anche per aiutare altre donne.
«Proprio così, e mi fa rabbia sapere che si possa accedere agli screening gratuiti per il tumore alla mammella solo dopo i 50 anni, nonostante l’età di insorgenza di questa malattia sia sempre più bassa. Quello che mi è successo suscita dubbi sulla prevenzione nella nostra Regione, perché quella sì che ti salva la vita. Benché ci siano grandi, spesso il lavoro non è supportato da modelli organizzativi della prevenzione e dell’assistenza dei malati oncologici in grado di esprimere al meglio le loro qualità».