In un anno vistoso calo della produzione e il motivo non c'entra con il cambiamento climatico
di Redazione

Pantelleria – Anche quest’anno la raccolta dei capperi a Pantelleria (Trapani) è stata a rischio a causa della grave mancanza di operai stagionali. Tra giugno e agosto, mesi cruciali per la raccolta, le difficoltà di trovare manodopera qualificata hanno accresciuto le preoccupazioni degli operatori. A lanciare l’allarme è Emanuela Bonomo, presidente della cooperativa capperi di Pantelleria: «Nei prossimi anni potrebbe scomparire la produzione del prodotto simbolo dell’isola perché mancano i raccoglitori».
Dati in forte calo, rischio scomparsa della tradizione
I numeri parlano chiaro: rispetto al 2022, quando furono raccolte 61,73 tonnellate di capperi Igp, nel 2023 la quantità si è ridotta drasticamente a 40,812 tonnellate, per poi risalire leggermente a 47,550 tonnellate nel 2024. Sull’isola, celebre meta vip con ville e dammusi, nessuno vuole più raccogliere capperi, un lavoro duro e poco retribuito (13,50 euro al kg quest’anno). Bonomo avverte: «Se continua così rischiamo di perdere una tradizione secolare».
Il problema manodopera si aggrava
Negli anni ’90 la raccolta era sostenuta da operai romeni, ma molti hanno lasciato l’isola. Oggi l’agricoltura pantesca soffre per la carenza di forza lavoro, ma la situazione è più critica per i capperi rispetto ai vigneti. Il sindaco Fabrizio D’Ancona evidenzia: «La manodopera che manca è un problema serio, da affrontare anche con agevolazioni legislative legate alle difficoltà del territorio terrazzato».
Nuove strategie per trovare lavoratori
Per fronteggiare la crisi, alcuni imprenditori stanno esplorando nuove soluzioni. Gabriele Lasagni, amministratore del capperificio Giglio-Bonomo, punta sui migranti attraverso il decreto flussi del Ministero dell’Interno e accoglie operai dalla terraferma offrendo vitto e alloggio. Quest’anno in azienda sono stati solo 6 i raccoglitori, contro un fabbisogno del doppio.
Un lavoro faticoso poco attrattivo per i giovani
La raccolta si svolge ogni 8 giorni da giugno ad agosto, completamente manuale e sotto il sole cocente. «Alcuni operai si organizzano per lavorare al mattino presto» spiega Lasagni, «ma è un lavoro poco attraente soprattutto per i giovani». La sfida ora è riuscire a garantire manodopera sufficiente per salvare questa eccellenza locale.
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